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Spesso si ignora che molte discipline sportive possono essere praticate pure da ipovedenti o da ciechi. Le regole di numerosi sport, infatti, sono state riadattate proprio per far sì che anche chi accusa una disabilità visiva possa “scendere in campo”. Con questo articolo avviamo una rubrica in cui analizzeremo, in ordine alfabetico, alcuni degli sport praticabili da ipovedenti e ciechi, tentando di esporne le regole. Ricordando che lo sport, ancor prima che agonismo, è divertimento, crescita personale e di gruppo, nonché superamento delle proprie difficoltà,  vi auguriamo una buona lettura.

A COME ARRAMPICATA

Chi è ipovedente o non vedente ha la possibilità di arrampicarsi su di un percorso verticale prestabilito, utilizzando una guida vedente che, dal basso, fornisce indicazioni precise per il completamento del percorso. La guida non è semplicemente una persona che detta ciò che si deve e ciò che non si deve fare: la guida diventa “occhi” per il disabile visivo, rendendogli evidenti e superabili tutti gli ostacoli, e questo fa sì che tra i due si instauri un legame forte. L’arrampicata, poi, non consiste semplicemente nel raggiungere il punto più alto del percorso. E’ un’attività che necessita di molta concentrazione, di grande sensibilità corporea e di uno spiccato senso del tatto. Costante deve essere la consapevolezza di sé e del proprio corpo nello spazio. Lentamente, si passa da un appiglio ad un altro, proseguendo, passo dopo passo, verso la meta. E proprio come nella vita, a fronte di un problema o di una difficoltà, bisogna impegnarsi  con tutto sé stessi, occorre concentrarsi e raggruppare tutte le proprie forze per superare gli ostacoli che via via si presentano e proseguire il cammino più forti di prima. L’arrampicata non è una disciplina qualsiasi, facile da compiersi: è un percorso di crescita attraverso il quale si cerca di superare la propria disabilità.

B COME BASEBALL

Oltre 20 anni fa, ex giocatori di Bologna della Serie A di baseball hanno sviluppato l’idea del baseball per non vedenti. Oggi una delle migliori associazioni, se non la migliore, è l’Aibcx, nata per iniziativa dell’ormai defunto campione Alfredo Meli, in collaborazione con Albero Mazzanti e Stefano Malaguti. L’Aibcx oggi conta più di 200 iscritti e gestisce un campionato con 9 squadre. Regole e peculiarità dei campi di gioco sono stati riadattati, ovviamente, alle esigenze dei non vedenti, ma il fascino di questo sport è rimasto inalterato. Dopo una fase sperimentale, nel 1994 è stato svolto il primo incontro ufficiale. Ogni squadra schiera 5 giocatori non vedenti e un assistente di seconda base vedente. Vengono utilizzati normali guantoni e mazza. La pallina, invece, contiene al suo interno dei sonagli in modo da permettere agli atleti di individuarne la posizione. Ovviamente sarebbe impossibile per gli atleti non vedenti poter colpire la pallina al volo, e proprio per questo il regolamento prevede che il battitore sia anche il lanciatore. Dunque, il battitore mette in gioco la palla colpendola con la mazza e poi corre verso le basi, attraverso la guida della voce dell’allenatore. In campo vengono utilizzati avvisatori acustici sotto le basi e gli assistenti, battendo delle palette di legno una contro l’altra, segnalano al giocatore la posizione della base. Gli avversari, disposti in seconda e terza base, cercano di raccogliere la pallina per tirarla verso la base, anche loro aiutati dai compagni vedenti. Il  baseball per non vedenti va oltre l’aspetto agonistico. Non bisogna mai scordare, infatti, che il principale obiettivo resta quello di permettere a persone disabili l’integrazione nel mondo, il superamento dei loro problemi, il miglioramento della loro qualità di vita e un puro e sano divertimento.

C COME CALCIO A 5

Il calcio a 5 trova le sue origini in Brasile. Le prime notizie risalgono al 1980. I primi europei a praticare tale sport, poi, furono gli spagnoli, che non a caso oggi vantano il più ricco medagliere del Vecchio Continente e il terzo a livello mondiale. In Italia, infine, questa disciplina è approdata nel 1985, con la nascita a Roma della prima squadra. Il calcio a 5 si divide in due categorie: calcio a 5 B1, con giocatori non vedenti e incluso nel programma paralimpico, e calcio a 5 B2/3, giocato da ipovedenti e escluso dal programma paralimpico. I giocatori indossano delle mascherine, così da azzerare il “vantaggio” di chi, diversamente dal non vedente totale, riesce a scorgere delle ombre. L’unico giocatore che non deve indossare alcuna benda è il portiere, il quale deve essere necessariamente vedente. Il portiere, insieme all’allenatore e alla guida d’attacco, gestiscono, verbalmente, le azioni dei compagni, coordinando i tre reparti: difesa, centrocampo ed attacco. Si può parlare soltanto quando la palla si trova nella propria zona di pertinenza. La “guida d’attacco” è un giocatore o allenatore, vedente, situato dietro la porta avversaria con il compito di coordinare appunto le azioni di attacco della propria squadra. Il pallone contiene al suo interno dei sonagli, per permettere ai giocatori non vedenti di individuarlo. A bordo campo, poi, sono posizionate delle sponde, alte circa un metro e mezzo, che evitano che la palla possa uscire fuori dal rettangolo di gioco, così velocizzando le partite. Riadattandone le regole, si è così fatta diventare la voce il punto cardine di uno sport che, praticato dai vedenti, ha invece la sua base negli sguardi e nei cenni d’intesa tra compagni di squadra.

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