La foto mostra l'ambulatorio di ortottica sito in vEyes Land

L’ambliopia, comunemente nota come “occhio pigro”, è una condizione che può essere causata da patologie oculari quali la cataratta congenita, che impedisce alla luce di raggiungere e stimolare la retina del bambino, o presentarsi a causa di difetti di refrazione non corretti. Si stima che in tutto il mondo colpisca tra il 2 ed il 4% della popolazione mondiale e, poiché quando ad esserne affetto è uno solo dei due occhi il cervello del bambino tende a compensare l’anomalia utilizzando l’altro occhio, è molto difficile diagnosticarla, fatta eccezione per i casi in cui essa viene accompagnata da strabismo o da altri sintomi evidenti.

In questi casi, la riabilitazione visiva viene affidata all’ortottista e la tecnica più utilizzata è quella occlusiva, che prevede l’apposizione di una benda o di un cerotto nell’occhio dominante, costringendo l’occhio ambliope a lavorare, con opportuni esercizi, in modo da abituarlo ad una visione corretta.

Ma quali sono le difficoltà alle quali si va incontro in un percorso simile? Lo chiediamo a Massimiliano Salfi, Presidente e fondatore della onlus vEyes, ideatore del sistema ViStA (Visual Stimulation Ambience): “solitamente i piccoli pazienti tollerano pochissimo la benda e, negli anni, sono state tantissime le famiglie che si sono rivolte alla nostra onlus, segnalandoci di trovare parecchie difficoltà nel far eseguire quotidianamente gli esercizi assegnati dall’ortottista e far mantenere la benda per diverse ore. Fu osservando quanta fatica dovevano fare i genitori nel riuscire a staccare i propri figli dalle console di videogiochi integrati a visori di realtà virtuale immersiva, in negozi di elettronica, che mi venne l’idea di progettare una piattaforma in grado di somministrare la terapia occlusiva utilizzando tali sistemi che, da una parte mandano buio nell’occhio dominante, evitando così l’uso della benda, dall’altra trasformano la riabilitazione visiva in attività ludiche che conducono il bambino all’interno del cartone animato preferito, facendolo interagire con i personaggi amati o lo portano a confrontarsi con giochi e sfide che costringono l’occhio ambliope ad inseguire oggetti in movimento, di diverse forme e colori, magari gareggiando con altri bambini, anche se sani, trasformando così le sessioni di riabilitazione in momenti inclusivi. Dalla fase progettuale prima e sperimentale poi, condotta in collaborazione con la clinica oculistica del Policlinico di Catania, si è passati a quella realizzativa grazie ai fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese. Sull’efficacia del sistema non occorre soffermarsi, dal momento che stiamo parlando di terapia occlusiva universalmente riconosciuta come best practice. A fare la differenza nella somministrazione con ViStA, invece, è il fatto che viene notevolmente migliorata la compliance del bambino, inoltre aumenta sensibilmente la qualità delle sessioni in quanto il piccolo paziente, per poter ottenere il punteggio più alto o fruire al massimo dell’esperienza immersiva all’interno del visore indossato, è costretto ad applicarsi al meglio per tutta la durata delle sedute con l’ortottista, o delle esercitazioni a casa, cosa che la semplice apposizione della benda non è in grado di garantire, da sola.”

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