Anche per noi si è appena concluso l’anno scolastico. Un anno che potremmo definire ricco di risorse, che ci ha permesso di crescere, ma soprattutto che ci ha dato la speranza di credere che qualcosa di buono possa essere ancora fatto. Abbiamo realizzato laboratori esperienziali di tipo sensoriale in cui sono stati gli stessi bambini, i protagonisti, a mettersi in gioco. Loro hanno dato valore alle piccole cose, quelle che nessuno vede, e hanno scoperto con stupore e meraviglia che il loro mondo è pieno di interrogativi, ai quali non è sempre facile dare una risposta. È stato bello prendersi per mano, toccarsi e scoprire che abbiamo un corpo che vibra e sente aldilà di ciò che si può vedere.
Con i ragazzi più grandi abbiamo affrontato temi attuali, come il sexting e il cyberbullismo. Sembrano parole anni luce lontane da noi che veniamo da un mondo in cui ci si insultava vis a vis, un mondo in cui non ci si celava dietro uno schermo per dire ciò che si pensava. Il termine “Sexting”, da sex (sesso) e “texting” (pubblicare testo), indica l’invio e la ricezione di testi, video o immagini inerenti alla sessualità. Cyberbullismo, invece, è un termine che indica tutto ciò che di offensivo, provocatorio puoi dire o fare tramite uno strumento telematico. Tutto ciò che scrivi sul web, rimane per sempre, per sempre. Rimane indelebile, incancellabile.
Forse non pensiamo al fatto che dietro lo schermo possa esserci qualcuno, pensiamo di vivere il virtuale, ma dietro lo schermo c’è un’altra persona, c’è un individuo che legge e scrive come noi. I ragazzi vivono in simbiosi con il loro telefonino, come se fosse un oggetto transazionale, il confine tra mondo virtuale e reale si sta assottigliando sempre di più. Eppure, quante cose si possono fare con un telefonino che non siano solo devastanti. Ad esempio, si possono creare delle app che migliorano la vita di chi è affetto da disabilità visiva. Spieghiamo loro che il mondo del web è affascinante, ma pericoloso. Loro si sentono onnipotenti, hanno il potere assoluto di dire, scrivere, fare, e invece non si rendono conto di essere soli, isolati da uno schermo che può in alcuni casi essere letale. Ciò che scriviamo resta per sempre. Per sempre. Queste parole ridondanti, forse eccessive, che abbiamo più volte ripetuto, speriamo possano fare breccia nel cuore di questi ragazzi che cercano nei nostri sguardi, quella rassicurazione che di certo uno schermo non può dare.
Grazie al progetto “Integriamoci”, del quale abbiamo avuto modo di parlare negli scorsi numeri del nostro magazine, abbiamo conosciuto delle persone che hanno arricchito e ampliato le nostre prospettive, riguardo al nostro viaggio intrapreso verso l’inclusione.
Tra questi Mario Giunta, il presidente dell’associazione il “Piccolo principe – Nino con i ragazzi”. Un’insegnante che pone innanzi alla professione, la passione e la sensibilità. Si occupa di dislessia, utilizzando metodologie informatiche innovative. Viaggia insieme ai suoi ragazzi, insegna loro che la vita va oltre tutto, oltre qualsiasi infermità. E poi, ci sono i cosiddetti “Ragazzi del Muretto”, che stanno all’erta, difendono i più deboli dai “Bulli”, dai gradassi, dagli spacconi. Mario Giunta ha un grande obiettivo che prevede l’inserimento di questi ragazzi nel mondo lavorativo.
Continuando il nostro viaggio, è stato bello poi lavorare con i ragazzi del Pio IX che vivono un altro tipo di disabilità, quella sociale, quella che emargina, perché spesso non hai una famiglia alle spalle. Loro ci hanno insegnato che l’umiltà è un dono riservato a pochi.
E infine, work in progress, quest’anno abbiamo avuto l’onore di lavorare con una donna straordinaria, Vera Squatrito, la mamma di Giordana Di Stefano, vittima di femminicidio.
Cosa abbiamo a che vedere noi, una onlus che si occupa di disabilità visiva, che progetta e realizza ausili tecnologici con queste realtà?
È una domanda che ci siamo posti tutti. Forse la spiegazione è riposta negli occhi di chi abbiamo incontrato, occhi nei quali abbiamo letto la nostra stessa forza, entusiasmo, determinazione, rabbia, ma è quella rabbia sana che ti permette di valicare qualsiasi barriera. Forse qualche volta abbiamo letto anche un pizzico di follia, perché è nella follia che risiede la creatività, l’immaginazione, la ricerca di un mondo migliore.
“La pazzia costruisce città, imperi, istituzioni ecclesiastiche, religioni, assemblee consultive e legislative: l’intera vita umana è solo un semplice gioco della follia”. Erasmo da Rotterdam.