La foto mostra lo studio di ortottica sito in vEyes Land

Perché la scuola primaria promuove la valutazione ortottica? Qual è la sua importanza in età prescolare? Queste e molte altre possono essere le domande di un genitore, quando la scuola comunica che gli allievi di età compresa tra i 3 e i 5 anni saranno sottoposti a screening ortottici nei locali dell’istituto. Per definizione, lo screening si configura come intervento di prevenzione secondaria che si propone di rilevare, mediante l’esecuzione di uno o più test (clinici, strumentali e/o di laboratorio), una patologia potenziale o allo stadio iniziale nella sua fase asintomatica; l’obiettivo è quello di consentire un intervento tempestivo e/o preventivo atto a modificare la storia naturale della patologia stessa. Perché si possa parlare di screening è necessario che i test che ne fanno parte siano semplici, di rapida esecuzione, a basso costo, di validità diagnostica e basati su criteri di valutazione standard. Con il DPCM del 12 gennaio 2017 anche lo screening visivo è entrato a far parte dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), proponendosi di individuare precocemente elementi che interferiscono o potrebbero interferire con un normale sviluppo dell’apparato visivo.

Lo screening visivo può e deve essere eseguito in diverse fasi della vita dell’individuo; di fondamentale importanza, tuttavia, risulta essere lo screening in età prescolare, volto a prevenire, valutare e riabilitare i casi di ambliopia e/o di strabismo, nonché a escludere eventuali disturbi visivi correlati con DSA. Al tradizionale e più comune esame dell’acuità visiva, si aggiungono altri test più specifici e spesso meno noti, eseguiti sul piccolo paziente durante questa prima fase di valutazione: al fine di rilevare uno strabismo latente o valutare una deviazione manifesta, l’ortottista esegue un cover test, cui seguono l’esame della motilità oculare, della convergenza fusionale e della stereopsi (meglio nota come visione tridimensionale). I risultati così ottenuti consentono di trattare tempestivamente e opportunamente non solo i piccoli pazienti con strabismo, ma anche i casi di ambliopia (comunemente nota come “occhio pigro”), condizione assai diffusa in questa fascia d’età e spesso messa in evidenza tardivamente.

La valutazione ortottica eseguita nell’ambito dello screening visivo promosso da e nelle scuole consente, pertanto, di segnalare alle famiglie dei pazienti ambliopi il sospetto diagnostico e di suggerire una visita oculistica completa finalizzata ad approntare un piano terapeutico adeguato. Una diagnosi tardiva non implica necessariamente un fallimento terapeutico; va da sé, tuttavia, che intervenire in quella che è nota come età plastica (fino ai 7-8 anni) aumenti le possibilità di successo terapeutico e, di conseguenza, di ripristino della normale funzione visiva. La valutazione ortottica in età prescolare risulta, pertanto, funzionale a un corretto sviluppo del bambino non solo dal punto di vista strettamente visivo, ma anche in termini di apprendimento e di rendimento scolastico. Un intervento tardivo, infatti, può incidere negativamente sullo sviluppo fisico, psicologico, cognitivo, emozionale e neuropsicomotorio: un corretto funzionamento dell’apparato visivo consente al piccolo di esplorare il mondo che lo circonda e, per questa via, di farne esperienza, nonché di relazionarsi con gli altri, di interagire con i coetanei, di comunicare e recepire informazioni dall’ambiente esterno.

Alla luce di tali considerazioni, è bene che i genitori dei piccoli pazienti collaborino con le scuole e con lo specialista a cui viene affidato il compito di eseguire lo screening, predisponendo i propri figli a sottoporsi alla valutazione e prendendo atto dell’importanza della stessa in prima persona, non solo in relazione al qui e ora, ma anche in una prospettiva futura, lavorativa e sociale. Benché si tratti di un esame rapido, gratuito e apparentemente superficiale in quanto esame di massa, la valutazione ortottica in età prescolare e in regime di screening non va affatto sottovalutata e può, al contrario, essere determinante per la rilevazione di particolari condizioni oculari che potrebbero manifestarsi, in prima istanza, con atteggiamenti che non destano sospetti nei genitori: il bambino potrebbe, per esempio, stropicciarsi ripetutamente gli occhi, inciampare spesso o urtare oggetti posti lateralmente mentre cammina. Si ricorda, però, che lo screening visivo non sostituisce la visita specialistica. L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione al precoce e continuo monitoraggio della vista.

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