Riprende la nostra rubrica dedicata alle attività sportive (o talvolta anche solo ludiche) praticabili da persone disabili, e in particolare da ipovedenti o ciechi. Nello scorso numero del nostro magazine abbiamo conosciuto tre discipline e le loro rispettive regole: l’arrampicata, il baseball e il calcio a 5. Ora continuiamo la nostra descrizione ripartendo, in ordine alfabetico, dalla lettera “D”, ma prima sottolineando ancora una volta l’importanza della pratica sportiva non solo al fine di ottenere benefici per il fisico e la salute ma anche per implementare relazioni e accrescere l’integrazione sociale.
D COME DANZA
Danzare. Muoversi, al ritmo di una musica. Che sia classica, latino-americana o magari folkloristica non importa: quale che sia la musica che scalda il cuore di ciascuno di noi, ciò che importa infatti è che ci si liberi dal peso dei giudizi quanto non addirittura dei pregiudizi; ma ancor di più, ciò che conta è lasciare libero sfogo al proprio corpo, alla propria mente e ai propri sentimenti. Per dilettarsi danzando, diversamente dalle discipline sportive in senso stretto ovviamente non ci sono regole specifiche che bisogna necessariamente seguire. Occorre solamente imparare una sequenza di passi con l’aiuto di un maestro. Se si praticano balli di coppia, poi, appunto il contatto tra i due danzatori è il punto di partenza per esplorare movimenti (prestabiliti o improvvisati) e per vivere emozioni forti, a partire dalla fiducia reciproca che si instaura nella coppia. Grazie alla musica, associata al movimento, si ha la possibilità di affinare la capacità di ritmo e di conoscere in profondità il proprio corpo (grazie proprio all’esecuzione di movimenti nuovi). E sono molte le proposte di laboratori nei quali è possibile vivere queste esperienze educative e fortemente motivanti.
E COME EQUITAZIONE
L’equitazione, per tutti coloro che non lo sapessero, consiste nel cavalcare un cavallo e fare, su di esso, delle passeggiate, dei salti o delle figure (dressage). Può essere praticata sia singolarmente che in gare organizzate per squadra, in strutture coperte, in maneggi all’aperto, in ippodromi o in campagna, a seconda della disciplina. E’ importante, almeno all’inizio, cimentarsi esclusivamente in uno spazio recintato, in modo che il cavallo non possa scappare e che tra quest’ultimo e il suo cavaliere possa prima cementarsi un rapporto di reciproca conoscenza; il cavaliere, inoltre, prima di montare a cavallo dovrà esplorare a piedi e accompagnato da un assistente lo spazio destinato alla pratica sportiva: conoscere bene il campo sarà d’aiuto quando poi si salirà a cavallo. Per praticare l’equitazione è indispensabile conoscere il cavallo che si monta, anzi, di più: bisogna entrare in simbiosi con lui, e per cosi dire diventarne amici per poi condurlo dove si vuole.
Montare a cavallo porta diversi benefici a livello corporeo, tra cui il mantenimento di una buona postura visto che si deve stare costantemente dritti e composti. Ma non solo: si otterrà anche un irrobustimento degli arti e del tronco. Inoltre, si andrà a lavorare molto sul livello di equilibrio e sulla consapevolezza della posizione del proprio corpo nello spazio.
Il campo di lavoro dovrebbe essere di circa 60 metri per 20. Ogni lato viene segnato da delle lettere, che torneranno utili per l’orientamento del cavaliere. In questo modo, istruttore e assistente possono chiamare queste lettere quando il cavaliere è alla loro altezza. La voce, dunque, funge da guida per la persona ipovedente o cieca.
Nell’equitazione possiamo praticare il dressage, il salto o delle semplici passeggiate. Il dressage è diventato una disciplina di gare ed è possibile partecipare a gare Fise (Federazione italiana sport equestri) e Cip (Comitato italiano paralimpico). Il dressage consiste nell’eseguire delle forme geometriche (dette arie), mentre il salto consiste nel superamento lungo un percorso di ostacoli che vengono affrontati con l’ausilio di segnalazioni acustiche posizionate vicino all’ostacolo o al centro, a seconda delle preferenze del cavaliere.
Per quanto riguarda l’attrezzatura necessaria, infine, è necessario indossare il caschetto (quello regolamentare si chiama cap), gli stivali (utili per praticare comodamente la disciplina), i calzoni (fatti apposta per l’equitazione), i guanti (purché non impediscano i movimenti delle dita e la presa delle redini) e, col passare del tempo, serviranno anche frustino, speroni e giacca da gara.
F COME FISHING
La pratica del fishing, o della pesca sportiva, è possibile anche per i soggetti ipo e non vedenti. In Italia, soprattutto in Sicilia, sono molti i raduni e i tornei di pesca che vengono periodicamente organizzati per non vedenti e ipovedenti. Molte associazioni organizzano giocate dedicate alla pesca sportiva, nelle quali l’obiettivo principale è quello di assicurare una giornata di allegria, spensieratezza e solidarietà. Perché lo sport non è solo competizione ma è anche un’occasione per far nascere nuove amicizie. Gli organizzatori assistono i singoli partecipanti e ognuno di essi, solitamente, al termine della competizione riceve un premio.