La legge 5 febbraio 1992 n.104 costituisce la legislazione di riferimento in materia di assistenza, integrazione sociale e diritti per le persone con disabilità. I destinatari sono soggetti che presentano un handicap grave e cioè minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali, in situazioni stabilizzate oppure progressive, che siano causa di difficoltà di apprendimento e di integrazione. La legge disciplina la procedura necessaria per ottenere il riconoscimento dello status di disabile e accedere quindi alle agevolazioni ivi previste. Tra queste rientrano ad esempio la pensione anticipata, ma anche benefici fiscali, sgravi, anche in materia di bollo auto, eredità, spese mediche. Occorre precisare che alcune agevolazioni sono riconosciute anche ai disabili non gravi, ai non autosufficienti e ai soggetti invalidi. La distinzione tra disabilità e invalidità risiede sul fatto che quest’ultima presuppone la riduzione della capacità lavorativa, valutata sulla base di criteri medico-legali o tramite percentuali.
La disciplina sulla disabilità si è arricchita di recenti novità normative. Una particolare importanza va riconosciuta al decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 66, finalizzato alla inclusione scolastica degli studenti con disabilità. Il legislatore infatti si prefigge di migliorare la qualità di vita garantendo percorsi educativi e formativi adeguati ai bambini e più in generale agli studenti aventi bisogni educativi differenti. La realizzazione di tali obiettivi avviene attraverso la predisposizione da parte degli istituti scolastici del cosiddetto Piano educativo individuale (Pei). Purtroppo si deve dare atto che secondo l’orientamento della Corte costituzionale, tale predisposizione rientra nell’ambito delle scelte organizzative e dunque discrezionali del dirigente scolastico che non può prescindere dalla valutazione della situazione finanziaria complessiva dell’istituto scolastico. In sostanza il diritto all’istruzione da parte dei disabili, così come il diritto alla salute in generale, viene considerato nel nostro ordinamento recessivo rispetto a esigenze finanziarie o di bilancio. Si tratta certamente di paletti che ostacolano la piena realizzazione del nostro Stato quale Stato sociale.
Trattamenti economico-previdenziali di favore inoltre sono previsti dalla legge 104 anche per i parenti che assistono un disabile grave, riconoscendo loro, ad esempio, il diritto di fruire di permessi retribuiti dal lavoro o congedi parentali.
Infine, va ricordato che sono in corso di discussione in Parlamento ulteriori importanti modifiche alla normativa de qua. La novità principale è costituita dal riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di “cura non professionale del caregiver familiare”, ovvero di “colui che si prende cura” e non solo di un disabile, ma anche di un familiare over 80. Si prevede che saranno assicurati un contributo fino a 1.900 euro all’anno, nuove detrazioni fiscali, nonché contributi previdenziali ai fini della pensione. Certamente il riconoscimento e la retribuzione del caregiver, come già avviene da tempo in altri paesi europei, costituirebbe un valido supporto per quei familiari che pur di assicurare un’assistenza continuativa a propri cari, si ritrovano spesso senza lavoro e pieni di debiti, in una situazione insostenibile, oltre che dal punto di vista umano, anche economico.