Angeli a quattro zampe – come del resto titola un altro articolo già precedentemente pubblicato sulla nostra rivista – i cani guida per non vedenti; ed angeli a quattro zampe perché, nella fattispecie, veri e propri occhi per i loro padroni, ma anche perché, ampliando un po’ il discorso, il migliore amico dell’uomo scalda con un amore senza riserve e che nulla chiede in cambio, il cuore di chiunque – vedente o non vedente – abbia la fortuna di ritrovarsene uno (o più) accanto. E chi scrive ne sa qualcosa avendo la buona sorte di possederne addirittura quattro, che poi non è neanche il modo corretto per raccontarla visto che chi scrive, appunto, più esattamente è “posseduto” da quattro tenere, fantastiche, inimitabili e insostituibili palle di pelo…. Ma questa è un’altra storia rispetto a quello che adesso ci siamo ripromessi di trattare.
Torniamo quindi ai cani guida per non vedenti. Quali sono – è la questione che vogliamo porre – le razze più adatte a svolgere questo compito così prezioso? In teoria qualsiasi cane che non sia di taglia troppo piccola o troppo grande e che sia docile, mansueto, non troppo vivace ma al contempo attento e coraggioso, oltre che ovviamente dotato di un ottimo senso dell’orientamento, potrebbe essere addestrato per divenire un perfetto cane per ciechi. Si è accennato alla taglia, e va spiegato: il cane non deve essere troppo piccolo o al contrario troppo grande perché in entrambi questi casi la loro conduzione risulterebbe poco agevole. Passando poi dalla teoria alla pratica, va detto che col tempo però alcune razze, appunto, si sono rivelate più appropriate.
La prima scuola di addestramento per cani guida fu fondata in Germania durante la Prima guerra mondiale a sostegno dei soldati accecati nel corso del conflitto dall’iprite, il cosiddetto “mustard gas”, e da subito vennero impiegati con successo dei pastori tedeschi; ed ottimi risultati si ebbero successivamente anche con i pastori belga e i pastori scozzesi (collie). Oggi, pur restando l’impiego dei cani pastori suddetti, le razze più impiegate sono i golden retriever e i labrador retriever, scelti per le loro qualità di obbedienza e per le loro spiccate capacità di concentrazione e di apprendimento. Inoltre sono anche stati realizzati degli incroci per cercare di esaltare in nuovi soggetti qualità di razze differenti: è il caso del labradoodle, un incrocio tra un labrador e unbarbone al momento non riconosciuto come razza dalla Federazione cinologica internazionale e “nato” in Australia per assicurare cani guida con minore perdita di peli per chi ne fosse allergico. Quanto poi al sesso dei cani guida per non vedenti, per lo più in ragione del loro carattere vengono preferite le femmine; sia che si tratti di femmine o al contrario di maschi, comunque spesso si ricorre alla sterilizzazione visto che in entrambi i casi sarebbe difficile per il loro conduttore gestire gli impulsi di un cane che vuole riprodursi.
In ultimo riteniamo utile in questa sede richiamare – in attesa di dedicarvi magari in un prossimo articolo un approfondimento – quanto sancisce, nella sua parte iniziale, la legge n. 37 del 14 febbraio 1974: “Il privo di vista ha il diritto di farsi accompagnare dal proprio cane guida nei suoi viaggi su ogni mezzo di trasporto pubblico senza dover pagare per l’animale alcun biglietto o sovrattassa. Al privo della vista è riconosciuto altresí il diritto di accedere agli esercizi aperti al pubblico con il proprio cane guida. Ogni altra disposizione in contrasto o in difformità con la presente legge viene abrogata”. E’ chiaro?