VIOLENZA SULLE DONNE

PCTO A.S. 2020/2021
Liceo Statale "Leonardo" Giarre
Classe 5C Linguistico
Tutor interno: Prof.ssa Agata Santoro
Tutor esterno: Dott.ssa Giusy Milone

 

 

Disegni di Chiara Contarino e Valentina Belfiore

L'immagine mostra il disegno di Nadezda Belousova riguardante la violenza sulle donne

Questo corso mi ha dato tanto. Non è stato solo un corso utile per l'alternanza scuola lavoro, ma anche un'occasione per imparare qualcosa in più. Nonostante l'argomento sia stato affrontato a scuola ci sono delle cose che non avevo ancora appreso, come ad esempio cosa fare in caso di violenza e come aiutare una persona in difficoltà. È stato interessante anche poter sentire i vari racconti delle donne che hanno subito violenza e il punto di vista delle mie compagne durante i confronti che abbiamo avuto. Mi è piaciuto anche ascoltare cosa avevano da dire la signora milone e la signora squatrito che ci hanno accompagnate per tutto questo percorso facendoci capire cosa significa aiutare chi è in difficoltà e come affrontare una perdita con tanta forza e voglia di andare avanti. Questo corso mi ha fatto anche capire quanto noi donne possiamo essere forti e che se restiamo unite possiamo provare a sconfiggere la violenza e far capire agli uomini che non siamo solo degli oggetti, ma delle persone come loro che meritano rispetto. Al primo episodio di violenza bisogna denunciare o, se si ha paura, provare a parlare con qualcuno più forte di noi per farci dare una mano. Dobbiamo farlo per evitare di fare la fine di molte donne che, se non avessero avuto paura e se non avessero giustificato l’uomo credendo che quello fosse amore, sarebbero ancora con noi. Fortunatamente molte donne nonostante tutto sono riuscite ad andare avanti, hanno denunciato e adesso sono libere e soprattutto sono qui a darci la forza di andare avanti e il coraggio di non rimanere in silenzio.


Marika Cardillo


Questo percorso di alternanza scuola lavoro mi ha fatto riflettere molto sul ruolo che oggi giorno hanno le donne e come subiscono violenze. Ho trovato molto interessante le testimonianze delle signore che hanno perso le proprie figlie in giovane età ed è davvero straziante pensare che sia proprio il fidanzato o anche il marito ad uccidere, ma nonostante tutto ho notato che hanno una grande forza e tanto coraggio. 
Dunque questo corso ci ha insegnato tanto, ci ha insegnato a diffidare sempre di tutto e alla minima cosa dobbiamo denunciare e mai subire inoltre, ci ha anche insegnato come molte donne nonostante tutto ciò che accada, riescono a trovare sempre la forza di andare avanti anche grazie alle piccole passioni, come la musica o semplicemente parlarne.

Marika Fichera

Disegno di Nadezda Belousova

L'immagine mostra il disegno di Lucrezia Pulizzi riguardante la violenza sulle donne

Disegno di Lucrezia Pulizzi

"SENZA PAURA E SENZA VERGOGNA"

Viviamo in un'epoca particolarmente caratterizzata dalla violenza, dal sopruso e dall'aggressività. Nonostante sia palese che ciò non dovrebbe esistere un numero sempre più elevato di persone giustificano violenza e aggressività e ritengono che servano anche nei rapporti affettivi e familiari. Come ribadito più volte dalla Dottoressa Milone la violenza ha tante sfumature e spesso si origina da altra violenza. Durante il nostro corso abbiamo analizzato e cercato di circoscrivere alcune caratteristiche comuni delle persone abusanti e di quelle abusate, e inoltre abbiamo introdotto un diverso tipo di violenza, sistematica e che colpisce molte più donne di quello che si pensi, quella di “genere”. Con l'espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio. Abbiamo ascoltato storie di donne uccise dall’uomo che in realtà avrebbe dovuto proteggerle, o quanto meno rispettarle e accettare ogni loro decisione, abbiamo ascoltato le testimonianze di donne che hanno detto “basta” e che con tanta commozione dietro le loro parole hanno trasmesso a noi adulte del domani speranza, ma soprattutto coraggio. Tutte queste testimonianze avevano in comune davvero tante cose, vi era l’abusante si presentava come un “principe azzurro” pronto a proteggere la propria compagna e bisognoso di attenzioni e amore, e. l’abusata innamorata di questa personalità fittizia. Con il passare dei mesi però gradualmente tutto mutava, il “principe azzurro” diventava oppressivo e offensivo, manipolava e colpevolizzava con il solo scopo di poter controllare la compagna, che annullava se stessa e alimentava l’ego e il fanatismo dell’abusante. Ascoltare queste testimonianze e confrontarmi con le vittime di violenza mi ha aiutato ad elaborare opinioni più critiche ed oggettive sull’argomento. All’inizio del corso non riuscivo a comprendere il circolo vizioso della violenza e credevo che il “violento” avesse dei tratti caratteriali specifici e allarmanti già dal primo istante e che quindi io come altre donne avremmo potuto evitarlo. Adesso invece ho capito che la violenza potrebbe celarsi anche nella persona più innocua, ma ciò non deve far perdere la fiducia verso il prossimo, ma deve renderci semplicemente più attente e pronte a chiedere aiuto, senza paura e vergogna.

Raissa Cristaldi

 

Durante queste ore di alternanza, abbiamo parlato di un argomento molto delicato e abbastanza difficile da trattare, il “femminicidio”. Purtroppo ancora oggi ci sono tantissimi casi, circa una donna su tre a livello mondiale ha subito violenza fisica o sessuale. Ma la cosa che mi colpisce di più è che una buona percentuale dei casi è commessa proprio dalla persona più vicina, il partner, il marito o dall’ex. Questo corso mi ha fatto riflettere molto, mi ha fatto capire tante cose e soprattutto conoscere più a fondo le mie compagne di classe. Il bello di noi donne è che abbiamo paura, ma alla fine abbiamo il coraggio di fare tutto, perché noi siamo forti e possiamo affrontare ogni cosa.

Sara Puglisi

 

Video realizzato da Alessia Scandurra

L'immagine mostra il disegno di Alessandra Limina riguardante la violenza sulle donne

"Ho disegnato una scarpa rossa, simbolo della violenza sulle donne; e  poi un filo spinato con scritte delle frasi pronunciate da donne vittime di violenza. Un filo spinato perché sono delle parole pungenti che colpiscono ognuno di noi."

Questo corso che io e la mia classe abbiamo seguito è stato davvero interessante perché mi ha fatto riflettere molto su ciò che la donna deve sopportare ogni giorno, capendo anche quanto sia importante avere delle persone accanto che ti aiutano e ti sostengono. Nel seguito di queste lezioni  abbiamo sentito storie di donne diverse, accomunate da una cosa sola: violenza. La cosa che davvero mi ha fatta rabbrividire sono delle frasi che delle donne hanno pronunciato, come se dovessero giustificare la violenza da loro subita ”sono io la stupida“ “Decide lui” “è giusto così“ e molte altre ancora. Io ringrazio vivamente di aver avuto la possibilità di partecipare a questi incontri perché ho capito che la violenza può celarsi dietro qualsiasi cosa ed è importante aiutare chi si trova in queste situazioni, ma soprattutto è importante anche DENUNCIARE. e far capire che la Violenza NON DEVE ESSERE GIUSTIFICATA, perché la responsabilità è di chi agisce e non di chi subisce.

Alessandra Limina

Disegno di Alessandra Limina

"You tell me it gets better, it gets better in time
You say I'll pull myself together, pull it together
You'll be fine
Tell me what the hell do you know
What do you know
Tell me how the hell could you know
How could you know

'Til it happens to you, you don't know
How it feels
How it feels
'Til it happens to you, you won't know
It won't be real
No it won't be real
Won't know how it feels"

album-art

Cover by Alexia Denise Giugliuzzo

"PERCHÉ DARE LA COLPA A NOI STESSE?"

Sono una giovane ragazza di 18 anni, che ne saprò io della vita? Di certo so poco e nulla, ma durante gli anni della mia esistenza non ho potuto fare altro che osservare lo strano atteggiamento che ha il mondo nei confronti delle donne. Proprio la settimana scorsa, stavo facendo una piccola passeggiata per la mia città e vidi un gruppetto di ragazzi. Ho deciso di attraversare la strada per allontanarmi da loro. Riflettei subito sul fatto che ho sempre avuto questo atteggiamento nei confronti degli uomini. Come quasi tutte le altre donne del resto. Stare da sole in presenza di uomini ci terrorizza, ci spaventa perché abbiamo sempre paura che possano farci qualcosa di brutto. Questa paura radicata in quasi tutte le donne, mi fa molto riflettere e pensare. Ogni giorno, centinaia e centinaia di donne vengono uccise, abusate ed umiliate da uomini. Vengono trattate come merce di alcun valore, come una proprietà, un oggetto senza una testa pensante. Ciò che rende più tristi, è il senso di colpa che la maggior parte delle donne prova. Ma perché dobbiamo giustificare coloro che hanno distrutto la nostra dignità e deturpato la nostra anima, perché dobbiamo sentirci colpevoli? Perché dobbiamo nasconderci e temere di denunciare la sofferenza che abbiamo subito? Perché dobbiamo dare la colpa a noi stesse? La colpa non è mai nostra. Non saranno mai i nostri, il nostro aspetto, il nostro corpo il problema. Il problema sarà sempre la cattiveria e la ripugnanza di coloro che ci abusano, che ci trattano come un futile oggetto. Perché sì, nella società di oggi, le donne vengono viste come un oggetto da possedere, come una figurina da appiccicare su un album da collezione. È questo che capita sempre più spesso nelle relazioni. Al giorno d’oggi, moltissime donne subiscono in silenzio violenza fisica e psicologia da parte dei propri compagni e mariti. E ciò che mi fa più rabbia, è il senso di colpa provato dalle donne vittime di tutto ciò. La maggior parte delle donne non denuncia, a causa della paura, delle minacce o semplicemente perché vengono portate a giustificare l’uomo, a convincersi che in realtà sono amate e che è solo colpa loro se hanno subito tutto ciò. Ma chi ti ama non ti uccide, non abusa di te, non ti fa del male, non ti distrugge, non si prende la tua vita, la tua anima e non ti rende un manichino il quale unico scopo è esistere. Durante questo corso, ho visto delle donne ferite fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Ho visto delle donne, che con voce rotta, cercavano di parlare, di esprimere ciò che non avevano mai detto e che era diventato un macigno sopra il loro cuore. Ma soprattutto, ho visto una madre distrutta per la perdita della propria figlia, morta a causa del fidanzato. “Lui mi ama”. No, chi ti ama non ti porta alla morte, ma fa della tua vita un paradiso. Mi è piaciuto molto partecipare a questo corso perché ha permesso ad ognuna di noi di guardarci dentro, di riflettere, di esprimere la nostra e ciò che abbiamo dentro, senza paura di essere giudicate. Sono orgogliosa di essere una donna e lo urlerò al mondo, farò sentire la mia voce. Perché io non sono un oggetto, un manichino, un bene di proprietà, io sono una persona degna di rispetto e farò di tutto affinché la mia voce e quella di tutte le donne venga finalmente ascoltata.

Pia Di Raimondo

L'immagine mostra il disegno di Lorena Galvagno riguardante la violenza sulle donne

Secondo i dati dell'OMS circa 1 donna su 3 ha subito violenza fisica o psicologica da parte del partner. Questo dato fa riflettere molto sulle condizioni in cui si trova oggi la donna, che viene umiliata, distrutta fisicamente e maltrattata specie proprio dall'uomo che riteneva l'uomo della sua vita. Quest'uomo che prima si fa vedere come quello dolce, romantico, realmente innamorato di colpo si trasforma in un mostro capace di scagliare sulla donna il primo oggetto che si trova vicino. La donna soffre in silenzio, pensa che lui cambierà e magari per paura di parlare continua a sopportare.. va avanti, almeno ci prova.. fin quando quell'uomo le strappa la vita in un attimo, le strappa la vita  con un po' di benzina e un semplice fiammifero, un modo atroce diremo, ma intanto lui lo fa, quell’uomo che prima era innamorato ne è capace. 

Poche sono le donne che sono riuscite a porre fine a queste atrocità andando a denunciare, ci sono donne che ancora lottano, ma la maggior parte delle donne continua a subire. Fortunatamente esistono dei centri che aiutano queste donne, che consigliano come comportarsi e come agire, affiancano le vittime per riuscire a farle superare i dolori e cercano di dare forza per non mollare mai.   

Questo corso mi ha fatto riflettere ancora di più su questo tema, su quello che la donna subisce ma, grazie alle testimonianze, ho capito che non bisogna arrendersi mai, provare ad avere la forza di dire “basta” e, sapendo che non si è sole, porre fine a queste sofferenze.

Gloria La Spina

Disegno di Lorena Galvagno

Il corso che ho seguito con le mie compagne di classe, giunge al termine. Questi incontri settimanali, sono diventati quasi degli appuntamenti con un gruppo di amiche in cui ci si poteva raccontare, confrontare, ascoltare e soprattutto abbiamo potuto imparare. Io infatti ho imparato tanto, ho imparato a conoscere le mie compagne nonostante i nostri 5 anni di convivenza, ho imparato a riconoscere la violenza, a trasformare i punti di debolezza in punti di forza proprio come la mamma di Giordana, e tutte le altre donne che ho potuto ascoltare durante il corso. Voglio ringraziare tutte queste donne, perché i loro racconti hanno colpito tutte noi lasciandoci molto spesso senza parole, ma incidendo dentro di noi un segno indelebile.

Belfiore Valentina

 

Disegno di Daria Rekhtet

L'immagine mostra il disegno di Daria Rekhtet riguardante la violenza sulle donne

"CORAGGIO E DETERMINAZIONE"

Molto spesso al telegiornale, in radio, a casa, leggendo un giornale o scorrendo gli articoli sui social sentiamo parlare di violenza. Ma che cos’è la violenza? Leggendo sul dizionario troveremo diverse definizioni, ma possiamo riassumere affermando che “la violenza è ogni atto o comportamento che faccia uso della forza fisica per recare danni ad altri”. Credo che oggigiorno tutti conosciamo questo termine, sia perché ne sentiamo parlare sia perché purtroppo ci si ha a che fare, ma molti non sanno come difendersi da essa o come dare aiuto a chi ne ha di bisogno. La maggior parte delle vittime di violenza sono le donne e, la cosa che mi rattrista di più, che molte di esse la subiscono da parte di coloro che dovrebbero amarle, proteggere e accudirle; ovvero: i padri, i fidanzati, i mariti ecc. Durante i miei cinque anni scolastici ho molto sentito parlare di violenza di genere, tramite dei dibattiti in classe, delle conferenze o delle letture, ma grazie a questo progetto abbiamo potuto conoscere e sentire in maniera diretta le testimonianze di alcune donne che hanno avuto a che fare con uomini violenti. Ogni storia, apparentemente differente, aveva dei fili conduttori: all’inizio gli uomini erano calmi, poi esercitavano violenza psicologica, facendo allontanare le vittime dai famigliari, ed infine iniziavano ad alzare le mani. Purtroppo, non tutte riescono ad uscire salve da questa situazione, molte di loro muoiono senza denunciare altre invece nonostante le numerose querele rimangono uccise. Mentre, tra coloro che riescono a salvarsi la maggior parte non riesce a mettere la parola “fine” a questa storia. Dalle storie raccontate, due sono le cose che mi hanno maggior mente colpita: la prima è che tutte all’inizio tendevano a giustificare i comportamenti che subivano da parte dell’uomo. Ad esempio, affermavano “gli ho fatto perdere la pazienza, lui si sente trascurato, capisco che posso dare fastidio”. Personalmente credo che tutte noi siamo portate a giustificare gli atteggiamenti delle persone che amiamo, forse da un lato proprio perché i sentimenti che proviamo nei loro confronti sono talmente forti che non riusciamo a vedere il loro lato “cattivo”, e pensiamo continuamente che tutto ciò che fanno lo facciano per il nostro bene. Dall’altro, credo che solitamente noi donne tendiamo a cercare in continuazione l’approvazione di coloro che ci stanno accanto, dovuto al fatto che non siamo sicure di noi stesse, molto probabilmente a causa della mentalità di una volta. La seconda cosa che mi ha colpito è il coraggio e la determinazione che ognuno di loro possedeva al suo interno, ma soprattutto la loro voglia di uscire da quella situazione di sofferenza che le soffocava. Molte volte la via più facile è quella del silenzio, della sottomissione, ma nonostante questo hanno preferito combattere per fuggire da quelle circostanze. Ognuna di loro ha trovato la forza aggrappandosi a delle piccole cose, come ad esempio la musica, la voglia di non far vivere più i figli in quello stato. Onestamente non so se la violenza possa un giorno sparire, ma credo che nelle scuole e nelle città in generale bisogna fare molte conferenze in cui, non solo si parli di violenza, ma la si faccia raccontare a chi c’è passato, a chi, nonostante tutto, lotta perché non vuole morire. La loro forza ed il loro coraggio sarebbero d’esempio a tutte ed anche a coloro che vivono quelle situazioni e non sanno cosa fare, perché purtroppo, vi sono ancora molte donne che non conoscono cosa siano i centri antiviolenza (circa il 12,8%) o dei servizi o sportelli per le vittime (circa il 10,3%). Sentendo le loro storie possono rendersi conto di ciò che accade nelle loro vite e magari capirebbero che non sono sole. Inoltre, tutto ciò, permetterebbe loro una via di fuga e dunque si potrebbe alzare la percentuale di donne che riescono a salvarsi.

Paola Tomarchio