“Cattivi si nasce o si diventa?” è l’interrogativo reso celebre dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo (secondo cui l’uomo non è malvagio in sé ma è il contesto in cui si trova ad influenzarne i comportamenti) e che ha fatto da titolo e da base di discussione di un convegno sulla violenza tra le mura domestiche organizzato nel Palazzo della Cultura di Catania da “La casa di Giordy”, fautrice di un progetto volto al reinserimento – umano, sociale e lavorativo, oltre che familiare – di donne vittime di violenza; progetto che è nato dalla collaborazione tra la onlus vEyes e l’associazione “Io sono Giordana” Adv, fondata nel 2017 in memoria di Giordana Di Stefano dalla mamma Vera Squatrito.
Ad animare il convegno, moderato dalla dottoressa Giusy Milone – vicepresidente della onlus vEyes – e aperto dai saluti istituzionali giunti dalla dottoressa Barbara Mirabella, assessore del Comune di Catania a Pubblica Istruzione, Attività e Beni Culturali, Pari Opportunità e Grandi Eventi e della dottoressa Maria Carmela Librizzi, Prefetto di Catania, gli interventi delle dottoresse Maria Costanzo (“Dalle relazioni primarie di attaccamento alla condotte persecutorie”), Antonella Di Stefano (“Epigenetica ed emotività nell’infanzia: risposta di un individuo allo stress”) e Brenda Cervellone (“Esperienze traumatiche”: effetti a medio-lungo termine sulla psiche), dei professori Calogero Iacolino (“L’importanza delle relazioni affettive positive nella prevenzione del trauma”) e Massimiliano Salfi (“Le nuove tecnologie: solo rischi, o anche grandi opportunità?), dell’avvocato Elena Casella (“Misure di prevenzione e repressione: interazioni con il contesto ambientale”) nonché di Vera Squatrito, mamma di Giordana Di Stefano e testimonial dell’impegno sociale contro la violenza sulle donne.