Occhio pigro. Detto semplicemente così, sic et simpliciter, e dunque appunto senza aggiungere altro, di primo acchito si sarebbe spinti ad affermare: e che sarà mai! Se si tratta di un occhio nelle sue funzioni soltanto un po’ apatico o abulico che dir si voglia, mica sarà un gran problema…. Ed invece no: perché occhio pigro è la locuzione che correntemente viene utilizzata riferendosi ad una patologia, l’ambliopia, caratterizzata da una riduzione più o meno marcata – ma appunto anche marcata – della capacità visiva di un occhio o, più raramente, di entrambi; una patologia che interessa circa il 4% della popolazione mondiale (ed in eguale percentuale la popolazione italiana) e che può essere trattata con possibilità di successo più o meno completo solo entro i primi 5-6 anni di vita. E dunque, è fondamentale una diagnosi precoce per poterla contrastare; e poiché i primi segnali e sintomi della patologia in questione investendo dei bambini assai raramente vengono da questi riferiti, basilari sono degli screening visivi. Esattamente ciò che tra l’altro offre, gratuitamente, l’Associazione Progetto Elisa, nata per volontà di Enrica Mariateresa Ferrazzi, madre di Elisa, oggi venticinquenne, che è stata paziente ambliope e che ha risolto il suo difetto visivo grazie all’intervento del dottor Roberto Magni, oculista pediatrico e presidente dell’Associazione suddetta.
Il Progetto Elisa per la prevenzione dell’ambliopia si propone due obiettivi: sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione visiva in età pediatrica, affinché eventuali deficit dell’acutezza visiva nei bambini possano essere individuati tempestivamente; contribuire all’individuazione precoce dell’ambliopia, attraverso l’organizzazione di screening visivi gratuiti in età compresa tra i 10 e i 22 mesi. Grazie a questi controlli, del tutto non invasivi, è possibile intercettare in tempo importanti problematiche della vista che potranno trovare una positiva soluzione proprio grazie alla diagnosi precoce. Insomma, davvero un bel progetto quello di cui qui parliamo, ed a proposito del quale – per saperne ancora di più – vi invitiamo ad approfondire leggendo l’intervista rilasciata a Marianna Noto da Enrica Mariateresa Ferrazzi e pubblicata su Blogmamma lo scorso 4 dicembre: leggila qui.