I vaccini sono dei prodotti farmaceutici che, in genere, contengono piccolissime quantità di microrganismi che causano malattie infettive e che vengono privati della loro capacità infettante da specifici trattamenti, ma non vengono privati della loro capacità di stimolare una risposta del nostro sistema immunitario.
Il 27 dicembre, in Italia, si è dato il via alle prime somministrazioni del vaccino Pfizer-BioNTech, battezzato Comirnaty e destinato a soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Va detto che questo vaccino non contiene il virus e non può causare la malattia. Viene somministrato attraverso due iniezioni nel muscolo deltoide (muscolo della parte superiore del braccio) a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra.
Per entrare in dettaglio, questo tipo di vaccino contiene una molecola denominata RNA messaggero, o mRNA, che non rimane nel corpo. Il meccanismo di funzionamento del vaccino è semplice: «i virus Sars-CoV-2 infettano le persone utilizzando una proteina di superficie denominata “Spike”, la quale agisce come una chiave che permette l’accesso dei virus alle cellule in cui poi, alla fine, si riproduce». I vaccini contro il Covid servono proprio a bloccare quella proteina. Quello di Pfizer e BioNTech è fatto con molecole di acido ribonucleico messaggero che contengono le istruzioni perché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike. Una volta iniettato, dunque, l’mRNA viene assorbito dalle cellule e avvia la «fabbricazione» di quelle proteine che, a loro volta, stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici. Se il soggetto vaccinato entrerà poi in contatto con il virus, l’organismo sarà munito già degli anticorpi necessari a bloccarlo. L’mRNA del vaccino, poco dopo la vaccinazione, si degrada e sparisce.
La prima domanda che bisognerebbe porsi è questa: «la protezione è efficace subito dopo l’iniezione del vaccino?». La risposta è no, spiega l’AIFA: «L’efficacia è stata dimostrata dopo una settimana dalla seconda dose». «Non si sa» continua la risposta «quanto possa durare il periodo di osservazione» (vista la rapidità con cui è stato sviluppato il vaccino, contro un virus noto da meno di un anno, tale periodo è stato limitato), «ma le conoscenze su altri tipi di coronavirus indicano che la protezione dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi».
Chi è vaccinato può, se viene contagiato, plausibilmente trasmettere il virus, perché – spiega sempre l’AIFA – è necessario più tempo per ottenere dati significativi. La raccomandazione è comunque sempre la stessa, ossia mantenere tutte le precauzioni possibili.
Altra domanda che ritengo sia pertinente è questa: «il vaccino può causare reazioni allergiche?» Quelle osservate più di frequente sono state di entità lieve o moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Di che cosa parliamo? Di dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre. In meno di 1 persona su 10, prurito nel sito di iniezione e dolore agli arti. Ingrossamento dei linfonodi, difficoltà ad addormentarsi, poi, sono sintomi riscontrati in meno di 1 persona su 100. Infine, in meno di 1 persona su 1000 è stata osservata debolezza nei muscoli di un lato del viso. Chiunque dovesse sviluppare reazioni lo può comunicare al proprio medico, o all’ASP di appartenenza.
Chi soffre di allergie, può effettuare il vaccino? «Le persone con una storia di gravi reazioni anafilattiche o di grave allergia, o che sono già a conoscenza di essere allergiche a uno dei componenti del vaccino Comirnaty, dovranno consultarsi col proprio medico prima di sottoporsi alla vaccinazione». Inoltre, le persone che manifestano una reazione allergica grave, dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino, non devono ricevere la seconda. I casi di grave reazione allergica verificatisi fino ad ora sono stati però pochissimi. Per le donne in gravidanza o che allattano al seno, non è prevista alcuna controindicazione ma questo, naturalmente, salvo stretta consultazione con il proprio medico curante o ginecologo, che dovranno considerare gli eventuali rischi e benefici.
Le persone con immunodeficienza o malattie autoimmuni possono vaccinarsi? Sì, l’AIFA dichiara che non vi sono problemi di sicurezza per persone con un sistema immunitario indebolito.
Per concludere, la vaccinazione sarà effettuata attraverso il Sistema Sanitario Nazionale: non ci si può vaccinare privatamente, a pagamento. Nella fase iniziale, la vaccinazione sarà riservata al personale sanitario e al personale e agli ospiti delle residenze per anziani; le vaccinazioni saranno effettuate nei 286 ospedali definiti dal Piano Nazionale di Vaccinazione. La vaccinazione sarà gratuita per tutti.
Non servono documenti particolari per poter essere vaccinati, bastano un documento di identità valido e la tessera sanitaria. Può essere utile avere con sé anche l’eventuale documentazione sanitaria che possa aiutare il medico vaccinatore a valutare lo stato fisico.
Senza le vaccinazioni, il nostro corpo può impiegare anche due settimane di tempo per produrre una quantità di anticorpi sufficiente a contrastare l’invasore. Un intervallo di tempo durante il quale il microrganismo può causare danni irreparabili al nostro organismo, che possono portare sino alla morte.
Da giorni, ormai, preferisco non accendere tv o leggere giornali, meno che mai andare sui social. Sono medico, ho creduto e credo nella mia professione, ho giurato tanti anni orsono lealtà ed ho giurato di mantenere il segreto professionale. Ho giurato, poi, perizia e prudenza e di prestare soccorso a chiunque fosse bisognoso. Ma, soprattutto, ho giurato a me stessa che mai avrei apportato danni ai miei pazienti, che loro sarebbero stati da me preservati e, a chi mi chiede oggi se farò il vaccino, rispondo: «sono in pensione e quindi lo farò più avanti. Aspetterò il mio turno, per dare la possibilità ad altri medici di potersi vaccinare».