Mi capita spesso di leggere stupore ed ammirazione negli occhi delle persone che si avvicinano alla nostra onlus per conoscere i nostri progetti, le nostre soluzioni, il lavoro che svolgiamo nel quotidiano. Il primo impatto è quello di essere portati a credere che nella nostra sede vEyes Land siamo in grado di produrre nuova tecnologia. In realtà non è oramai un segreto per nessuno che gli ausili progettati e sviluppati all’interno di vEyes si “limitano” ad utilizzare la tantissima tecnologia già esistente, nata nel mondo per le applicazioni più disparate, mettendola al servizio di persone con disabilità visiva (sebbene i nostri “orizzonti” si stiano sempre più allargando anche verso difficoltà con le quali si trovano a dover combattere persone con altre forme di disabilità). Certo, spesso questa tecnologia proviamo a “rimodellarla”, modificandone qualcosa nelle parti hardware o software, ma parliamo pur sempre di oggetti che chiunque può provare ad acquistare, nella forma ed applicazione per le quali sono stati inizialmente pensati.
In virtù di tale filosofia, non poteva passare inosservato l’orizzonte che il 5G, la rete di nuova generazione che, nel giro di pochi anni, andrà a soppiantare l’attuale 4G, mostra sempre più vicino. In modo superficiale, qualcuno potrebbe affermare che, in fondo, si tratterà solo di un aumento di velocità rispetto a quanto non accada già adesso, sottovalutando che disporre di una connettività capillare che può arrivare fino a 10 Gbps, con una bassa latenza, significherà poter mettere a disposizione di chiunque dispositivi sempre connessi, senza dover ricorrere a WiFi, cablaggi ed altro. In definitiva, questo può in qualche modo essere considerato il “LA” per progetti di cui si parla da tempo, ma che vedono proprio nella mancanza di una rete dati adeguata il vero ostacolo. Mi riferisco, giusto per citare alcuni esempi, alle Smart City, alle auto prive di guidatore, a nuove e rivoluzionarie tecniche di assistenza clinica, con la diffusione di servizi di telemedicina, di sistemi di robotica riabilitativa o chirurgica o, ancora, in ambito ludico, a strumenti per nuove modalità di gioco e differenti approcci alla realtà aumentata.
Anche in vEyes, dunque, non potevamo lasciarci sfuggire l’occasione da un lato di ipotizzare nuovi progetti, per i quali vi riveleremo i dettagli man mano che si andrà avanti con le fasi di progettazione, dall’altra di estendere gli ausili attuali a nuove applicazioni. È il caso, ad esempio, di Poseidon 2.0, progetto nato grazie alla call “Lo sport, sempre” indetta dalla Fondazione Vodafone e vinta nel 2017, che ci ha consentito di averne finanziato la realizzazione. La grande duttilità del progetto ci ha permesso fino ad ora di mettere le basi per diverse estensioni, tra le quale il recente sistema “Tourist Eyes”, agevolato proprio dalla nascita del 5G, e creato grazie alla collaborazione con i professori Laura Galluccio e Giovanni Schembra del Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica ed Informatica dell’ateneo catanese.
Ma in cosa consiste “Tourist Eyes” (o, gli occhi del turista)? Immaginate un non vedente che si trovi a doversi orientare in un luogo a lui non noto. Immaginate, adesso, che questa persona possa chiedere, attraverso un comando vocale, ad un sistema al quale può avere accesso con il proprio smartphone, quali siano i “punti di interesse” localizzati nei dintorni. Una volta ottenuto l’elenco, per esempio, potrà chiedere di essere guidato verso un ATM, in modo da poter fare un prelievo di denaro con il proprio bancomat, o ancora essere portato davanti all’ingresso di un Museo, di una Banca o di un Ristorante. Il tutto avendo sempre la certezza di muoversi in “aree protette”, ovvero lungo marciapiedi, attraversando la strada solo in prossimità di strisce pedonali e centrando la posizione, istante per istante, e la destinazione, con precisione che raggiunge il centimetro.
Fantasia? Niente affatto! Tourist Eyes, infatti, è rientrato proprio in questi giorni tra i progetti selezionati all’interno di 5GINFIRE, una azione di ricerca innovativa partita il primo gennaio del 2017, all’interno del programma dell’Unione Europea “Horizon 2020” e che vede in campo un consorzio con realtà quali la tedesca Eurescom, l’Istituto di tecnologia francese B-COM, la francese “Easy Global Market”, l’Instituto de Telecomunicações portoghese, la spagnola Telefónica Investigación y Desarrollo, l’Università “Carlo III” di Madrid, l’Università di Bristol, l’Università di Patras, in Grecia, la Federal University of Uberlândia e l’Università di San Paolo, in Brasile.
Risultato? Alla fine di ottobre di quest’anno, nella Millenium Square di Bristol, installeremo le telecamere e quanto necessario a realizzare un sistema guidato (quasi fosse una sorta di “percorso tattile orizzontale tecnologico”), che consentirà ad una persona con disabilità visiva di essere guidata, dall’uscita del parcheggio presente nella piazza (dove magari verrà lasciato da un taxi), verso l’ingresso di un ristorante, poi verso l’ATM presente nella piazza, per effettuare un prelievo, o ancora verso l’ingresso del museo “We The Curious”. Con la speranza che tutto questo possa rappresentare il preludio per fare altrettanto, presto, anche in Italia.