Cosa rappresentano i percorsi tattili orizzontali, ossia quei pavimenti diversificati che incontriamo negli spazi pubblici, ospedali, banche, aeroporti, palazzetti dello sport, stazioni ferroviarie e così via?
Non è stato facile per me entrare in questo nuovo linguaggio, ma proverò a spiegarvelo. Ritengo importante sottolineare che il diritto alla mobilità e all’autonomia dovrebbe essere garantito a tutti, anche alle persone con disabilità momentanea o permanente. Questo sogno può realizzarsi solamente abbattendo le barriere architettoniche, eliminando tutti quegli ostacoli di tipo fisico che rendono l’ambiente poco accessibile. La modificazione delle opere già esistenti, come ad esempio la rimozione di uno scalino o di una rampa di scale o l’adeguatezza nella larghezza dei passaggi, sembra un delirio utopistico, ma proiettandoci al futuro, potremmo pensare alla costruzione di un “design for all”, cioè che tenga presente le esigenze di tutti, in altri termini “accessibilità”. Pur senza pretendere, comunque, l’immaginaria trasformazione dei centri urbani, dovrebbe essere lecito pretendere che vengano applicate le norme esistenti in tema di pedonalità urbana che richiedono dei costi irrilevanti e comunque, presentano un’utilità estesa a tutta la comunità.
I percorsi tattili sono composti da elementi modulari riportanti codici standard. Attualmente, quelli più diffusi a livello nazionale sono sei. Una persona non vedente recepisce le informazioni circa il suo orientamento e la sua direzionalità, mediante il tatto plantare e l’utilizzo del bastone bianco. L’ipovedente, invece, utilizza e sfrutta al massimo il suo residuo visivo, quindi recepisce le informazioni mediante il contrasto cromatico tra il percorso tattile e la pavimentazione circostante.
Quando l’informazione tattile è recepita attraverso i piedi, bisogna tenere conto sia della minore densità e sensibilità dei recettori plantari, che della consistenza delle suole delle scarpe, più o meno spesse. Dobbiamo tenere conto anche del nostro senso cinestetico, ovvero della capacità del nostro sistema muscolare di trasmettere al cervello informazioni durante la nostra attività motoria.
Tali informazioni, tuttavia, in una zona pianeggiante non vanno al di là della presenza o assenza di dislivelli laterali, frontali o misti. La diversificazione del materiale utilizzato per la pavimentazione dipende in maniera preponderante dall’ambiente: quello più adoperato è il gres, ma si ricorre anche alla pietra naturale ed alla gomma.
I requisiti fondamentali degli indicatori tattili sono: la percepibilità per forma e rilievo, ossia le forme devono essere standardizzate e non fantasiose e poco riconoscibili; l’univocità, ossia il non vedente deve sapere che quel pavimento è stato posizionato per lui e non per differenziare e caratterizzare un ambiente per ragioni estetiche; l’uniformità, vale a dire tutti i codici devono essere uguali, universali in ogni città.
I codici standard fondamentali sono due: quello di “Direzione rettilinea” e quello di “Arresto pericolo”.
Il segnale di Direzione rettilinea è costituito da una serie di scanalature diritte che vengono seguite sia con il senso tattile plantare, sia facendovi scorrere sopra la punta del bastone bianco. Ha una larghezza di 60 cm, mentre la lunghezza varia secondo necessità. Vi si cammina sopra facendo in modo che i piedi siano paralleli ai canaletti stessi. In questo modo, ad ogni passo ci si può rendere conto se si sta procedendo in linea retta o se si sta deviando. Naturalmente se si calzano scarpe con la suola molto spessa e rigida, ciò diventa più difficile, anche se la distanza tra una canaletta e l’altra è tale da poter sentire il dislivello laterale che viene trasmesso dalla caviglia. Se invece si usa il bastone bianco, facendo strisciare la punta a destra e sinistra ci si rende conto della presenza dei canaletti.
Il secondo segnale fondamentale è quello di “Arresto pericolo”. È costituito da calotte sferiche, immediatamente avvertibili sotto i piedi, che danno una sensazione di netta scomodità, scoraggiandone così il calpestio. L’area ha una larghezza di 40 cm, mentre la lunghezza varia secondo necessità. Viene posto parallelamente al pericolo da segnalare ad una distanza di 40-60 cm circa da esso. Questo segnale è presente, ad esempio, lungo le banchine ferroviarie, in corrispondenza della striscia gialla che segnala ai normovedenti la zona prossima al binario sulla quale non bisogna sostare quando arriva un treno e meno che mai attraversare. Lo troviamo anche in prossimità di un molo, al fine di evitare che andando oltre si possa cadere in acqua. Se, invece, è posto sul bordo di un marciapiede, indica che in quel punto non si deve attraversare la strada.
Alcuni segnali vengono nominati di secondo livello poiché, anche se non sono fondamentali come i primi due, forniscono informazioni altrettanto utili. Sono due e precisamente: quello di “Attenzione/Servizio” e quello di “Pericolo valicabile”.
Il segnale di “Attenzione/Servizio” serve a far prestare una generica attenzione o a segnalare la presenza di un servizio adiacente alla pista tattile (un ascensore, le scale, una macchinetta obliteratrice, ecc.). Quindi non va mai posto come segnale isolato. Esso è ben individuato sotto i piedi in quanto le linee parallele, molto ravvicinate rispetto a quelle presenti nel percorso rettilineo, sono disposte in direzione perpendicolare. A questo proposito è interessante sottolineare che un non vedente si accorge esclusivamente dei pericoli e dei servizi segnalati attraverso questo codice. A differenza di un normodotato, non potrà mai cogliere nessun altro tipo di pericolo o servizio, se non opportunamente segnalato in questo modo.
Il segnale di “Pericolo valicabile”, infine, intende avvertire il non vedente di procedere, ma con cautela. Solitamente esso va posto all’inizio di una scalinata in discesa o su uno scivolo, 40 cm prima che questo si trasformi in zona carrabile. In questo caso, per maggiore sicurezza, si può anche ripetere il segnale due volte di seguito. Il non vedente si rende conto della differenza tra un segnale e l’altro, perché sulle calotte del codice “Pericolo valicabile” trova posto solo un piede, al massimo entrambi i piedi ma non per intero, mentre sulle calotte del codice “Arresto pericolo” entrano sempre entrambi i piedi.
In conclusione, nella speranza di essere riuscita nell’intento di far comprendere questo importantissimo codice (ai più del tutto sconosciuto), desidero ricordare che il buon senso civico dovrebbe indurre chiunque a lasciare libere tali zone, per esempio evitando di posteggiarvi sopra ciclomotori. In questi casi, infatti, il non vedente sarebbe costretto ad abbandonare temporaneamente il percorso guidato, con le difficoltà ed i pericoli che è semplice immaginare nel tentare di riprenderli oltre l’ostacolo. L’accessibilità non passa solo attraverso modifiche strutturali, ma anche attraverso semplici regole comportamentali.
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