Dopo Argus II (fai clic qui per leggere l’articolo) e Alpha AMS (puoi leggere l’articolo facendo clic qui), completiamo la trattazione sulle protesi retiniche entrando nel dettaglio del terzo (e ad oggi ultimo) sistema per il quale è già possibile procedere con l’impianto su di un essere umano. Ci riferiamo alla protesi epiretinica IRIS II, prodotta dall’azienda francese Pixium Vision. Va subito sottolineato come le analogie con Argus II siano tante, seppur con alcune migliorie. Ad iniziare dalla presenza di una matrice di micro elettrodi da impiantare nello strato epiretinico ed alimentata ad induzione. In questo sistema, tuttavia, sono presenti ben 150 micro elettrodi, contro i 60 previsti al momento in Argus II. Un altro punto di forza per IRIS II, inoltre, è costituito dal supporto attraverso il quale avviene il fissaggio della matrice di micro elettrodi nell’occhio: parliamo di un sistema brevettato, grazie al quale vengono notevolmente agevolate le fasi di espianto o di sostituzione, nell’eventualità di aggiornamenti successivi. Naturalmente anche in questo caso, ogni micro elettrodo ha lo scopo di stimolare le cellule nervose a stretto contatto all’interno della retina, in modo che tale stimolo possa essere trasmesso, attraverso il nervo ottico, fino alla corteccia visiva.
Un’altra analogia tra Argus II e IRIS II consiste nella presenza di una videocamera, alloggiata su di un paio di occhiali che devono essere indossati dal paziente, connessi ad un mini PC tascabile, aventi la funzione di analizzare la scena visiva, raccogliere le informazioni ritenute maggiormente significative e trasmetterle al chip epiretinico in modo da attivare la stimolazione elettrica solo nei punti interessati alla formazione dell’immagine. Anche qui, però, è presente una importante novità rispetto ad Argus II: un sistema di analisi della scena visiva, brevettato, in grado di imitare il comportamento dell’occhio umano attraverso una video camera basata su eventi. Cerchiamo di comprendere meglio il principio sul quale si basa tale sistema. Una videocamera tradizionale imposta la riproduzione di un video registrando sequenze di foto da mostrare all’occhio con una frequenza non inferiore a 25 fotogrammi al secondo. Tale velocità è superiore a quella con la quale il sistema occhio-cervello è in grado di intercettare i singoli fotogrammi. Il risultato sarà, dunque, quello che l’occhio percepirà parti in movimento, invece che sequenze di foto statiche. Il sistema di cui è dotato IRIS II tende, dunque, ad imitare quanto descritto, puntando a catturare dalla scena visiva solo le parti dinamiche, ovvero quelle in movimento, riducendo dunque la quantità di informazioni statiche che, in una videocamera tradizionale sarebbero registrate in modo identico (e quindi ridondante) in ciascun fotogramma.
Fatta eccezione per le differenze suddette, dunque, ci troviamo davanti ad un sistema parecchio simile ad Argus II, per il quale è in atto un trial clinico che coinvolge vari centri europei e che impiegherà fino a 10 pazienti affetti da Retinite Pigmentosa, da Sindrome di Usher, da Distrofia dei Coni e da Coroideremia, da monitorare nei primi 18 mesi dall’impianto, con una estensione fino a 36 mesi. I candidati all’impianto devono avere almeno 25 anni, avere avuta confermata la diagnosi di Retinite Pigmentosa o di Distrofia dei Coni, avere ancora una attività elettrica residua delle cellule gangliari (ovvero delle prime cellule nervose del sistema visivo). Va detto, infine, che IRIS II è disponibile solo sotto prescrizione medica e che la Pixium Vision è adesso abilitata al rimborso internazionale dei costi necessari per l’impianto della protesi.
A partire dal prossimo numero, proseguiremo il nostro “viaggio” nel mondo degli occhi bionici spostando la nostra attenzione verso le protesi corticali, di grande interesse per coloro i quali non hanno alcuna funzionalità elettrica né a livello retinico, né a livello del nervo ottico e che pertanto non possono beneficiare dei tre sistemi trattati fino ad ora.