Somiglia a un ragazzo di 12 anni, si chiama Abel ed è il nuovo robot umanoide realizzato dai ricercatori del Centro di Ricerca E. Piaggio dell’Università di Pisa, in collaborazione con la Biomimics di Londra. Abel, in grado di interagire, comportarsi e percepire ciò che lo circonda in modo analogo al nostro, è il risultato finale dalla fusione di due settori della ricerca: la robotica sociale e l’affective computing, condite dall’arte di alcuni dei maestri degli effetti speciali. Oltre ad interagire con l’uomo, il robot è contemporaneamente in grado di studiare l’interlocutore, osservandone moltissimi parametri, anche invisibili per l’uomo. Inoltre, Abel è in grado di elaborare concetti astratti, di affrontare ragionamenti deduttivi e induttivi e di formulare ipotesi. Inutile evidenziare come, in applicazioni con pazienti affetti da disturbi come Alzheimer, un robot simile possa essere usato per scandagliare le reazioni del paziente a una serie di comportamenti, per poi comprendere quali possano essere le migliori risposte. E chissà che, in futuro, non si possano immaginare anche applicazioni a supporto di disabili visivi che non dovranno, così, più dipendere da altri esseri umani e potranno beneficiare di maggiore libertà ed autonomia.