Medicina

TUMORE AL SENO, IL CELLULARE SI FA SALVAVITA

Con il nostro sistema SABREEN le donne sotto i quarant'anni | possono effettuare uno screening tramite uno smartphone

Il tumore al seno è in assoluto la neoplasia più frequente nella popolazione femminile. Si stima, infatti, che mediamente colpisca una donna su otto, nell’arco della propria vita. Se si prova a valutare la situazione tra le giovani donne, poi, solo in Italia si stima che il 13% dei casi coinvolga donne di età inferiore ai 40 anni. A stemperare questi dati, ci viene incontro un altro tipo di statistica secondo la quale diagnosticare un tumore al seno quando ha una dimensione inferiore al centimetro, porta a guarigione nel 98% dei casi, senza passare attraverso protocolli clinici invasivi e con un rischio di recidiva molto basso. Dunque, basterebbe puntare su efficaci campagne di prevenzione, per rendere il fenomeno meno allarmante. In realtà il quadro è di ben altra natura! Tre mesi fa, in vEyes, abbiamo avviato la somministrazione di un questionario online, invitando donne di età compresa tra i 18 ed i 40 anni a rispondere ad alcune semplici domande con l’intento di valutare la sensibilità mostrata verso tale problema. Chi lo desidera, può ancora contribuire a tale ricerca accedendo al questionario attraverso questo link. Alla data odierna, sono state 1.451 le donne di età compresa tra 18 e 40 anni intervistate evidenziando al momento un quadro davvero preoccupante: 969 hanno dichiarato di non essere mai state a visita da un senologo e 216 di averlo fatto solo di rado. Inoltre, 936 non si sono mai sottoposte ad ecografia mammaria, mentre 204 dichiarano di averlo fatto solo di rado. Inoltre, 903 di loro hanno dichiarato di non ricorrere mai all’autopalpazione, o di farlo solo di rado, mentre ulteriori 175 hanno addirittura dichiarato di non sapere neppure cosa.
Avendo avuto sentore che il fenomeno fosse di tale entità (ma anche a seguito di una diagnosi tardiva di tumore al seno alla moglie di un caro amico), nel 2019 ho messo le basi per quello che è diventato SABREEN (Smart Assistant for BREast screENing), un sistema che consente ad una donna di età inferiore ai 40 anni di effettuare uno screening al seno, in autonomia, utilizzando una sonda ecografica, opportunamente reingegnerizzata, connessa ad uno smartphone.
Ottenere, dunque, una diagnosi precoce di tumore al seno utilizzando uno smartphone? Ebbene sì. Ma come è possibile tutto questo? Attraverso sensori da noi integrati alla sonda, l’assistente in esecuzione sullo smartphone è in grado di guidare l’operatore nei movimenti, inviando le scansioni ad un sistema di intelligenza artificiale, opportunamente addestrato, in grado di rilevare la presenza di masse sospette, segnalandole ad uno dei centri di senologia parte del nostro network, dove uno specialista potrà validare la diagnosi, convocando la paziente a visita, se necessario. Il tutto nel pieno rispetto della privacy e, naturalmente, senza che acquisire alcuna immagine di pelle nuda. Alla fine dello scorso dicembre abbiamo chiuso un primo step mirato ad un pre-addestramento della rete neurale di SABREEN con 250 casi clinici patologici giungendo, attraverso un apprendimento supervisionato, ad una affidabilità pari al 96%. Un dato sicuramente già importante, ma non ancora adeguato all’obiettivo di SABREEN.
A partire dal mese marzo, poi, in collaborazione con la Sezione di Catania della LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) e con i vari partner che si sono uniti al progetto fin dalle prime fasi come il Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, l’Institute of Oncology Research (IOR) di Bellinzona (Svizzera) e il Dipartimento di Patologia Diagnostica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, avvieremo delle sessioni aventi la duplice funzione di fare tanta prevenzioni sulle giovani donne che hanno già aderito numerose, dal momento che sarà comunque un’occasione per uno screening al seno, ma soprattutto affinare l’algoritmo di intelligenza artificiale parte di SABREEN, in modo che possa continuare ad “imparare” analizzando una varietà di casi (clinici e non) parecchio più ampia, portando la percentuale di affidabilità sempre più vicina al 100%.
Tenuto conto che il periodo storico che stiamo vivendo rallenta parecchio la maggior parte delle attività connesse al progetto, che ovviamente ruotano intorno al mondo della sanità messo a dura prova dalla pandemia , va di contro detto che proprio tale criticità, che ha nei fatti quasi del tutto interrotto da mesi l’esecuzione di ogni forma di screening, ha aumentato il livello di attenzione di operatori e addetti ai lavori per un sistema che, a regime, potrà dare un contributo importante nel salvare tante vite.

Massimiliano Salfi

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