IL SOLE CHE ILLUMINA “LA CASA DI GIORDY”

La casa di Giordy nasce da una lunga e intensa riflessione. Mi sono sempre interessata della tematica inerente la violenza sulle donne. Anni fa ho scritto un libro, “La Bottega di Ede”, che affronta l’argomento legato alla violenza in maniera intima, sofferta.
Chi è Giordy? Giordana è stata strappata alla vita nel modo più efferato possibile, 48 coltellate inflitte sul suo corpo da parte del presunto compagno.
La notizia dell’uccisione di Giordana non era una notizia di cronaca qualunque, il suo sguardo, la foto dei suoi occhi lasciava dentro tanti punti di domanda che ti spingevano a ricercare, indagare e approfondire. Approfondire non solo sulla rabbia di un gesto ingiustificato, ma sulla giustizia che doveva essere allargata, ampliata, estesa a tutte le donne. Una giustizia taciuta per omertà?  Sottomissione? Paura? O perché profondamente consolidata nella nostra cultura, nel nostro credo morale e sociale? O forse radicata nel nostro DNA?
L’atteggiamento violento potrebbe avere origini scientifiche, potrebbe fare parte del nostro corredo genetico, di quella scala che volteggia in un universo non parallelo, ma dimenticato, isolato che spera anch’esso in una ricerca che possa chiamarsi speranza o giustizia.
Ho conosciuto Vera Squatrito anni fa, un incontro fortemente voluto, un incontro in cui ho sentito venir fuori tutta la forza e il coraggio della dignità. Ho visto intrecciare i sogni della figlia in quelli della madre, una unione che trascendeva ogni attesa, ogni aspettativa a carattere umano.
Quanta strada abbiamo percorso da quel famoso incontro, ognuna impegnata a lottare per far vincere i propri diritti, le proprie opinioni! Tenere la testa alta in una società deformata, potrebbe creare diversità, una diversità che richiede coraggio, intesa, unicità. La diversità non è intesa come integrazione, ma contrasto, si contrappone fra più astratti teorici, non è normalità, è disordine, caos. Ma è un caos dove io e Vera Squatrito vogliamo immergerci, per sentirci tra virgolette “normali”.
La casa di Giordy accoglierà donne vittime di violenza, donne sole. Donne che vogliono uscire fuori da quei meccanismi perversi che li lega a maschi, non compagni di vita, ma padroni, autoritari e prevaricatori. Lo spazio che vogliamo riservare alle donne, oltre al supporto psicologico e legale, è uno spazio creativo. Una fuga che ha come meta la rinascita che convoglia verso un nuovo reinserimento sociale che renda le donne più floride e vigorose.
Vogliamo occuparci poi dei bambini vittime di violenza assistita, attori dimenticati che stanno dietro le quinte e osservano, comparse da giostrare secondo il piacere di un adulto che ha fallito in tutto. Sì, perché quando un bambino viene picchiato, abusato, maltrattato, l’adulto ha fallito in tutte le sue più spaziali imprese.
Vogliamo essere speranza, approdo, ma soprattutto cambiamento di prospettiva, di veduta. Vogliamo che ogni donna possa sentire il respiro dell’autonomia, della libertà, della autogestione, del mutuo aiuto. Le donne non dovranno sentire il peso della loro situazione come status quo, ma come mutatio.
Sarebbe un sogno troppo utopistico, poter dire che forse un piccolo nucleo di bambini possa rappresentare il futuro di un mondo migliore che si moltiplica all’infinito come quella catena del DNA?