Venerdì 17 maggio alle 20, al Cortile del CInAP (Via Antonino di Sangiuliano 257 – Catania), si inaugura il ciclo delle “Conversazioni in cortile”, organizzato nell’ambito delle celebrazioni dei vent’anni del Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata dell’Università di Catania.
Ad aprire il ciclo – introdotto dal prof. Massimo Oliveri, presidente del Cinap – sarà la lezione-concerto “ Virtual Eyes” con i maestri Lorenzo Montanaro (violoncello) e Luigi Mariani (pianoforte) che eseguiranno brani di Robert Schumann e Johannes Brahms.
L’iniziativa sarà presentata da due studenti seguiti dal Cinap e vedrà la partecipazione anche del prof. Massimiliano Salfi che, conversando con i maestri Montanaro e Mariani – ipovedente il primo, non vedente il secondo – presenterà la “vEyes Orchestra”, un progetto nato all’interno della onlus vEyes di cui è fondatore lo stesso prof. Salfi, docente di materie informatiche ed esperto di tecnologie assistive e informatica medica all’Università di Catania.
La “ vEyes Orchestra” rappresenta un’interessante e innovativa esperienza orchestrale – il maestro Mariani è il direttore artistico, mentre Montanaro è uno degli orchestrali – che intende proporre un modello inclusivo con musicisti vedenti, ipovedenti e non vedenti che “dialogano” insieme attraverso la musica, supportati da opportune tecniche e da ausili tecnologici innovativi.
La partecipazione all’iniziativa è gratuita, fino ad esaurimento dei posti disponibili, per assistere all’evento è necessaria la prenotazione online.
I musicisti
Luigi Mariani, pianista, direttore d’orchestra, compositore, da oltre vent’anni docente di conservatorio, e Lorenzo Montanaro, violoncellista, hanno iniziato la loro collaborazione nel 2017. Pur provenendo da percorsi diversi, hanno scoperto notevoli affinità nel modo di intendere e vivere la musica. La passione per il repertorio cameristico ha fatto il resto. Il particolare metodo di lavoro che li accomuna ha radici molto pratiche. La disabilità visiva ha spinto entrambi a cercare, fin da bambini, percorsi di studio alternativi, basati sull’ascolto più che sulla lettura e caratterizzati dalla necessità di imparare a memoria le parti musicali. Nel tempo, i due musicisti si sono trovati a riflettere su come un limite oggettivo potesse anche dischiudere delle possibilità affascinanti. Eseguire un brano a memoria (tanto più in duo) rende, in certa misura, più liberi: spinge a una più profonda conoscenza della “mappa musicale” (non solo della propria parte, ma anche di quella dell’altro), invita a concentrarsi sul suono più che sul segno, ad ascoltare di più il proprio corpo e ad essere maggiormente ricettivi verso quell’universo di pensieri-emozioni-sensazioni che la musica può regalare.
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