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LA LEZIONE DI LEX GILLETTE

Sesta puntata della nostra guida ai diversi sport | riflettori su altre tre discipline e su un atleta Usa

Bentornati ai cari lettori con la nostra consueta “Rubrica dello Sport”. In questo numero di aprile della nostra rivista analizziamo altre tre discipline sportive seguendo ancora la nostra “scansione” alfabetica che, a questo punto, ci propone con la lettera R il rally, con la S il salto in lungo e con la  T il torball. Ogni disciplina, indipendentemente da quale essa sia, dà la possibilità a chiunque, sia normodotati che ciechi o ipovedenti, di far parte del mondo dello sport, di avere delle possibilità di integrazione per poter affrontare e superare le difficoltà della vita e vivere meglio la propria condizione. Ci piace ricordarvi che la vostra forza risiede solo in voi. Trovate il coraggio di muovervi, di mettervi in gioco, di sfidare le vostre potenzialità e di stupirvi per quello che siete in grado di fare se solo ci credete. Buona lettura!

R COME RALLY
L’idea che persone cieche o ipovedenti possano mettersi alla guida potrebbe sembrare quasi irrealizzabile, ma non è cosi!  Sono state organizzate, infatti, diverse manifestazioni col fine dell’inclusione dei soggetti con deficit visivi nello sport, nello specifico nel mondo del rally 4×4. In collaborazione con la Fif (Federazione italiana fuoristrada), lo Ierfop (Istituto europeo di ricerca orientamento e formazione professionale) e l’Uce (Unione ciechi d’Europa), Gilberto Pozza ha realizzato il Progetto “Mite”, traducendo la sua passione per i motori in un modello di integrazione basato sulla solidarietà. Pozza, consigliere dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, ha dedicato parte della sua vita a rendere lo sport accessibile anche a chi, come lui, ha una menomazione fisica legata alla vista. Soggetti ciechi e ipovedenti hanno la possibilità, cosi, di fungere da navigatori, fornendo indicazioni sul percorso al conducente, attraverso la lettura del tragitto scritto in braille. Inoltre, hanno anche la possibilità di guidare loro stessi, assistiti, questa volta, da navigatori vedenti.

S COME SALTO IN LUNGO
Nel salto in lungo, a differenza della corsa, come abbiamo visto negli articoli precedenti, non si parla di “atleta-guida” ma di “assistente”. L’atleta non vedente (bendato) verrà posizionato sul punto di partenza della propria rincorsa; l’assistente si sistemerà davanti allo stacco e a questo punto chiamerà l’atleta, con segnali sonori vocali o battendo le mani in modo che questo possa seguire la corretta direzione e staccare dopo un numero definito di passi (in genere 12-14).  La pedana è da 1 metro e la misurazione avviene dal punto preciso di stacco.  Il compito dell’assistente è di massima responsabilità e per questo è necessario che con l’atleta vi sia un massimo livello di reciproca fiducia.
Vogliamo raccontarvi brevemente l’esperienza dell’atleta statunitense Lex Gillette. Lex ha perso la vista per un distacco della retina ad entrambe gli occhi e durante il Mondiale paralimpico di Doha (Qatar) è atterrato, mentre saltava, non sulla sabbia, come previsto dal salto in lungo, ma al bordo della pista. Sul suo volto, inquadrato nel replay, si nota il dolore che l’impatto deve avergli provocato, ma lui ha continuato a gareggiare. Ha saltato nuovamente ed ha conquistato la medaglia d’oro con un salto di 6,73 metri.

T COME TORBALL
Il torball è un gioco a squadre per non vedenti ed  è lo sport per non vedenti più praticato in Italia. Le due squadre, composte ciascuna da 3 giocatori e 3 riserve, si fronteggiano utilizzando un pallone di 500 grammi con al suo interno dei campanelli con lo scopo di far identificare la traiettoria, e quindi il pallone, ai giocatori. Il campo di gioco, diviso in due metà da tre cordicelle tese dotate di campanellini, è lungo 16 metri e largo 7 metri. La porta ha la stessa larghezza del campo e un’altezza di 1,30 metri. I giocatori, che possono essere non vedenti assoluti o ipovedenti, sono dotati di una benda oculare che impedisce completamente la vista ed hanno come punto di riferimento un tappetino che consente l’orientamento. Lo scopo del gioco è di tirare con le mani la palla verso la porta avversaria, facendola passare sotto le cordicelle che dividono il campo. Se il pallone tocca le cordicelle si compie un fallo con conseguente uscita momentanea di chi ha effettuato il tiro per la durata dell’azione successiva (punizione a tempo fermo) in modo da scontare la penalità. Ogni tre falli si assegna un rigore agli avversari (punizione di squadra a tempo fermo con un solo giocatore per squadra in campo). La partita dura 10 minuti effettivi di gioco ed è divisa in due tempi, le punizioni si eseguono a tempo fermo. È vincitrice la squadra che totalizza il maggior numero di reti.

 

(*) fonte per l’immagine: perteonline.it
Vincenzo Montemagno

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