La tecnologia, molte volte, con i suoi ritrovati specialistici, consente alle persone con disabilità visiva di alimentare la speranza circa la possibilità di aumentare l’autonomia. Infatti, ci si avvale di ausili assistivi, altamente specializzati, per conseguire una certa indipendenza. Tutto questo porta a sottovalutare i vantaggi che propone il metodo Braille.
Il passaggio dalla preistoria alla storia è avvenuto grazie all’invenzione della scrittura. Per i disabili visivi tutto questo è accaduto in ritardo quando Louis Braille ha elaborato un codice preesistente.
Louis Braille nasce il 4 gennaio del 1809 a Coupvray, un piccolo comune nella regione dell’Ile-de-France, la stessa di Parigi. All’età di 4 anni, a causa di un incidente avvenuto nell’officina del padre, perde la vista da un occhio e successivamente perde anche la funzionalità dell’altro a causa di un’infiammazione. È il 1819 quando, all’età di 10 anni, viene accolto nell’Istituto dei Ciechi di Parigi, fondato 25 anni prima da Valentine Hauy.
Nel 1827 Louis Braille viene inserito nel corpo docente dell’Istituto. Come insegnante ha modo di verificare e analizzare le difficoltà dei giovani non vedenti. Un giorno, in Istituto, fa visita un soldato il quale racconta a Braille come aveva pensato di trasmettere le informazioni di notte, al buio, nelle trincee: gli parlò di un sistema codificato, dotato di punti in rilievo che trasmettevano dei suoni. Braille prese spunto da questa idea geniale semplificando il sistema, riducendolo ad una combinazione di sei punti. Per mezzo di questa combinazione è possibile rappresentare tutte le lettere dell’alfabeto. Dopo un lungo studio, mise in atto il sistema di scrittura a punti in rilievo che porterà il suo nome.
Grazie al metodo Braille i non vedenti possono scrivere testi sotto dettatura, ma soprattutto possono leggere e scrivere fra di loro. Una nuova porta si schiude al loro mondo. Da quel momento in poi i non vedenti hanno avuto la straordinaria opportunità di trovarsi davanti ad un testo scritto, poterlo acquisire ed elaborare, in modo del tutto personale. Se a scrivere si impara scrivendo e a leggere leggendo, il metodo Braille rimane l’unico sistema idoneo e capace di consentire l’autonomia culturale e spirituale delle persone che non vedono.
I supporti audio, gli strumenti posti all’autogestione e soprattutto le periferiche informatiche, rimangono comunque necessarie, utili e straordinarie, ma a partire sempre dalla conoscenza del sistema Braille, il quale non dovrà più essere concepito secondo i metodi tradizionali come la stampa su carta, ma mediante il computer che consente di scaricare testi, i quali attraverso un sistema di interfaccia vengono trasmessi a chi legge e chi scrive, servendosi della barra Braille, uno strumento altamente utile, maneggevole, portatile e capace di consentire pari opportunità di lettura-scrittura per le persone non vedenti e quelle normovedenti.
Dalle premesse sopra affermate si auspica dunque l’istituzione di una scuola permanente di Braille, rivolta ai genitori, i quali dovranno sostenere i loro figli negli studi, agli educatori e alle insegnanti di sostegno, nonché agli insegnanti curriculari, qualora volessero sentirsi parte integrante del processo formativo e educativo, e soprattutto agli studenti con disabilità visiva di ogni ordine e grado, i quali dovranno consolidare, man mano che procedono nel corso dei loro studi, l’acquisizione di tale metodo volta a favorire l’autonomia nell’apprendimento. Nella suddetta scuola, inoltre, sarebbe interessante prevedere, nei primi anni di formazione, corsi di educazione aptica, volti a facilitare l’orientamento nello spazio e a sviluppare la manualità fine, corsi di lettura-scrittura Braille legati al percorso di studio che gli studenti vorranno intraprendere, corsi di lettura-scrittura Braille, segnografia, matematica e musica. Ed infine gli studenti e gli operatori coinvolti nell’apprendimento, dovranno essere in grado di gestire il computer e le periferiche che andranno a coadiuvare il suddetto metodo.
*docente di Filosofia
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