Vediamoci chiaro

LA MODA SI ADATTA ALLA PANDEMIA

L'upcycling nel fashion al tempo del Covid19

Negli ultimi decenni il mondo è diventato più saturo, perché lo abbiamo riempito di cose, utili, inutili, più o meno belle. Abbiamo usato lo spazio a nostra disposizione in maniera compulsiva, senza accorgercene. E’ diventato come uno dei nostri armadi traboccanti di abiti che non indosseremo mai più e che, ad ogni cambio di stagione, aumentano di quantità.

In questo periodo, provati da una pandemia devastante che ha cambiato tutto e ci ha insegnato a riscoprire i veri valori della vita, chi non ha pensato anche solo per una volta all’inutilità delle tante cose accumulate intorno a sé? Per mesi non abbiamo usato altro che tute, pigiami e vestaglie. Chiusi nelle nostre case abbiamo messo in pausa la nostra attività di shopping compulsivo perché, in fondo, non avevamo bisogno di altro.

Tutto è rimasto fermo. L’economia è in ginocchio e i grandi brand della moda per sopravvivere, ma anche nel rispetto della gravità del momento, hanno sperimentato l’upcycling. Si tratta del riciclo creativo di abiti e accessori, ormai diventata una vera e propria strategia per contrastare la crisi economica.

LA NUOVA STRATEGIA DELLA MODA

Da anni i famosi marchi vicini ai giovani, come H&M, Nike e Adidas, promuovono tra i propri clienti il riciclo di abiti e accessori, non solo del loro brand, e li riutilizzano nella produzione di nuovi capi, ridando vita a ciò che è già stato indossato.

I benefici di questa politica sono innanzitutto ecologici. Ciò vuol dire minor produzione di carbonio dovuta al riutilizzo di materie già lavorate, minor spreco di energia, minori emissioni nocive nell’ambiente e diffusione di un messaggio “green” tra le generazioni più giovani.

In questi ultimi mesi anche le case di moda più quotate, quelle che fanno del lusso il proprio “Must”, hanno sposato l’upcycling del vintage e di ciò che è già stato prodotto. Questo mercato oggi vale più di 24 miliardi di dollari, ed è destinato a superare i 50 nel 2023.

La capacità dei creativi più famosi al mondo è quella di reinventare, da un capo scovato in un mercatino o abbandonato nei magazzini, nuovi pezzi unici da collezione. Pezzi che sfileranno sulle passerelle più importanti del mondo, nell’ottica di un’economia sostenibile, in cui nulla va sprecato e tutto può essere riciclato.

Da capi e accessori, anche in pelli pregiate, anni Trenta o Settanta, John Galliano ha creato un brand “Recicla”. Il brand, infatti, crea nuove collezioni  che sono frutto di rielaborazione e creatività. Anche il mondo del design guarda al vintage e all’usato, rimettendo sul mercato oggetti per il living, che comunichino in contesti contemporanei qualcosa di vissuto. Un mix di passato e presente, che è la chiave per i designer del futuro.

IL “GREEN” UNICA VIA POSSIBILE

La sostenibilità è una scelta inevitabile, oltre che giusta. È alla base di un’economia che eviti gli sprechi e incentivi il riutilizzo, anche dei prodotti invenduti. Donare nuova vita a ciò che ne ha già avuto una, significa dare valore alle cose, evitare di inquinare, dare senso al lavoro di chi ci ha preceduti ed educare al non-spreco. Perché in natura nulla si crea, nulla si distrugge senza recare danno, ma tutto può essere trasformato dall’uomo in maniera consapevole ed ecosostenibile.

Celeste Palazzolo

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Celeste Palazzolo

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