L'immagine mostra il logo e l'interfaccia dell'app be MyDoc

Nel numero precedente del nostro magazine, abbiamo avuto modo di raccontarvi, in dettaglio, quanto siamo riusciti a garantire, in termini di servizi forniti ed attività svolte, o addirittura quali nuovi progetti siamo riusciti ad attivare, nonostante le difficoltà legate all’emergenza da Covid-19 che, di fatto, ci ha costretti ad annullare ogni iniziativa di raccolta fondi, concerti di beneficienza e quanto già programmato, fin dalla fine del 2019, per poter sostenere economicamente le nostre iniziative. Oggi vorrei parlarvi dell’ultimo nato, in ordine di tempo, le cui basi sono state messe durante un incontro avvenuto lo scorso mese di luglio presso l’Ematologia del Policlinico di Catania e che ci ha visti all’opera, nello sviluppo del sistema, dagli inizi di novembre.
Come ho avuto modo di scrivere più volte sui nostri canali social, sebbene il target delle ricerche, delle attività e dei progetti di vEyes rimane (e sarà sempre, per le note vicende personali) la disabilità visiva e le patologie a danno degli occhi, quando le nostre ricerche, i nostri studi, ma soprattutto le tecniche di screening da noi sviluppate e, in molti casi, in avanzato stadio di sperimentazione clinica, possono essere adattate a beneficio di altre tipologie di pazienti, francamente né io, né i miei collaboratori ce la sentiamo di girarci dall’altro lato, rispondendo che non rientrano nella nostra missione. È così, come detto, che è nato il sistema SABREEN per lo screening al seno, ma è per le stesse ragioni che è nata l’infrastruttura be myDoc, concepita come terzo modulo nativamente integrato alla nostra piattaforma ARIANNA (dopo redEyes e, appunto, SABREEN). Ma qual è l’esigenza che si intende soddisfare con questa nuova estensione? La pandemia da Covid-19, com’è noto, ha di fatto reso difficoltosa la gestione di pazienti fragili da parte del personale sanitario. Non è da meno la gestione di quella tipologia di pazienti affetti da leucemie ai quali è possibile applicare protocolli chemioterapici somministrando farmaci per via orale. Questo tipo di paziente può essere benissimo gestito senza che sia necessaria ospedalizzazione. Tuttavia, va costantemente monitorato lo stato di salute al fine di intervenire in tempi rapidi, qualora si verifichino effetti collaterali o reazioni alla terapia. Ed è proprio questo il compito che viene affidato al sistema che, come detto, stiamo sviluppando su richiesta dell’Ematologia del Policlinico di Catania, diretta dal prof. Di Raimondo, con uno staff clinico coordinato dalla dr.ssa Romano, uno tecnico coordinato da me con il sempre più prezioso aiuto dei miei diretti collaboratori (i dottori Brischetto e Caruso), che ha visto tra l’altro il coinvolgimento di una new entry, ovvero il dr. Bellavia, che vede poi anche l’importante partnership della sezione catanese di AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma), ma che vede infine a supporto (come nello spirito di tutti i nostri progetti), un gruppo di lavoro che coinvolge laureandi, stagisti, specializzandi e dottorandi del nostro ateneo.
A fine gennaio partiremo con il primo progetto pilota e, allora, avremo modo di raccontarvi qualche dettaglio in più su tale importantissimo sistema, che consentirà di estendere anche in Sicilia, la telemedicina, ad un’altra fetta di pazienti, dando loro la serenità di rimanere a contatto con i propri cari, pur con il costante monitoraggio effettuato dal personale medico, da remoto, grazie alle tecnologie prodotte da vEyes.

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