La foto mostra dei modellini umani distanziati tra loro

Ricominciare a scrivere non è semplice dopo molti mesi di paure e incertezze per il nostro futuro, dopo mesi di misure restrittive attivate per la tutela della salute a causa del Covid-19. È come ritrovarsi in una bolla ovattata di pensieri ed emozioni che all’improvviso esplode ed espone a un assordante fragore e a un incontenibile caos. Questi mesi sono trascorsi velocemente, ma sembra quasi di non averli vissuti e di ritrovarsi proiettati in una fantascientifica realtà virtuale, degna di un pessimo e sadico sceneggiatore.
La nostra vita è proseguita tra mille timori, dubbi, speranze e insicurezze. Studenti e lavoratori han dovuto barcamenarsi tra dad e smart working, e ciascuno di noi tra distanziamento e norme igienico-sanitarie mai sperimentate prima dalle nostre generazioni, tra speranze e paure enfatizzate e talvolta distorte da social e media, tra nuove risorse tecnologiche e informatiche e  antichi limiti e contraddizioni di un sistema talvolta logoro e antiquato, tra la scoperta di nuovi modi di interagire e relazionarsi e antichi pregiudizi, vincoli e recinzioni.
Ed in questo labirinto ci siamo ritrovati catapultati e spaesati anche noi disabili visivi. Già vincolati e limitati da pregiudizi, barriere architettoniche e falsa informazione, abbiamo dovuto fare i conti con le nuove norme e direttive che hanno profondamente condizionato la nostra vita in questi mesi. L’utilizzo obbligatorio di mascherine ha creato disagi comunicativi, soprattutto per chi ha anche problemi uditivi ed utilizza il labiale, così impossibile da leggere e, nei non vedenti soprattutto, ne ha limitato il senso dell’olfatto, utile per l’orientamento. E, seppur con minor disagio, per chi porta gli occhiali ed ha un campo visivo limitato, il continuo appannamento delle lenti per l’utilizzo della mascherina ne ha ridotto ulteriormente la capacità visiva. L’impossibilità poi di toccare direttamente gli oggetti è per noi causa di ulteriori e seri disagi e limitazioni. Ed è  inoltre piuttosto difficile seguire la segnaletica e le disposizioni introdotte e pensate quasi esclusivamente per i normovedenti, senza un aiuto esterno. E ancora il distanziamento che causa ulteriori problemi e frustrazioni, la difficoltà di ricevere aiuto fisico e pratico da parte dei volontari e del personale addetto in ambiti specifici, limita ulteriormente la nostra libertà e autonomia. Anche se in questi mesi si è poi cercato di risolvere alcune di queste problematiche, almeno parzialmente.
Inoltre, anche in ambito di didattica e lavoro a distanza, noi disabili visivi abbiamo riscontrato alcune criticità, legate alla limitata accessibilità a piattaforme, materiali, testi e immagini, nonostante le continue innovazioni nelle tecnologie informatiche a supporto. La mia personale esperienza in merito è inerente all’ambito scolastico e universitario. Io sono mamma di due bambini, scuola elementare e media, e sono anche studentessa universitaria in scienze e tecniche psicologiche.
Per quanto riguarda i miei figli le maggiori criticità le ho riscontrate, come disabile visiva, nell’utilizzo di diverse piattaforme per compiti, lezioni e comunicazioni, un caos dal quale è stato difficile districarsi, soprattutto perché non tutte facilmente accessibili e fruibili per problemi tecnici e grafici. Io personalmente ho dovuto utilizzare il cellulare perché riesco ancora a vedere da vicino, ma mi è più agevole se ciò che osservo rientra in un campo visivo più ridotto così da riuscirne a vedere la maggior parte. Il computer è per me molto stancante e dispersivo, è troppo ampia la visuale a disposizione e non rientra nel mio ridotto campo visivo. Ed ancora non so e non voglio utilizzare gli ausili informatici per non vedenti, almeno finché conserverò la visione tubulare centrale.
Per ciò che concerne invece l’università sono riuscita a sostenere un esame online. Non è stato semplice ed ho dovuto prendere accordi preventivi con la docente. Avrei potuto rivolgermi all’ufficio disabilità, ma non ne ho quasi mai usufruito, se non in una circostanza, ossia per l’esame di lingua inglese, che si svolge con moltissimi studenti, in aule molto grandi e fuori sede universitaria. Ho perciò richiesto ufficialmente il test cartaceo in sostituzione del test al computer, per le difficoltà già precedentemente spiegate. In tutte le altre circostanze non ho mai voluto usufruire di altre particolari agevolazioni, come il tempo aggiuntivo, non l’ho ritenuto necessario. Ho preferito cavarmela con le mie sole capacità, ho semmai sempre chiesto di essere accompagnata alla cattedra per gli esami orali e un cartaceo leggibile per gli scritti, direttamente ai docenti di riferimento e via e-mail. E ho sempre ricevuto massima cortesia e disponibilità.
Durante il lockdown ho dunque dovuto sostenere un esame online. Ho preso accordi preventivi via mail con la docente. E siccome l’esame era scritto, ho chiesto specificatamente di poterlo sostenere oralmente, non potendo utilizzare il cartaceo e per non ritrovarmi in evidente difficoltà con un programma informatico. Ho anche chiesto di poter utilizzare il cellulare invece del computer, sempre per i motivi precedentemente spiegati. Mi è stato accordato tutto senza alcuna difficoltà. E l’esame si è svolto senza particolari inconvenienti. Inoltre devo riconoscere il merito all’amministrazione universitaria di aver fornito via mail tutte le direttive necessarie per lo svolgimento delle attività in modo chiaro ed esaustivo. Ho avuto anche la fortuna di poter utilizzare una piattaforma che già conoscevo perché scelta anche dalla scuola di mio figlio alle elementari, e con cui avevo potuto familiarizzare in precedenza.
In merito a ciò vorrei sottolineate che sarebbe utile e conveniente per tutti l’utilizzo di un’unica piattaforma, se in futuro dovesse nuovamente rivelarsi necessario, per tutti i corsi di studio. Così da poter agevolare non solo genitori e studenti disabili alle prese con diverse scuole e istituzioni, ma anche tutti gli altri, affinché non si crei un intricato labirinto di vie, regole e metodi diversificati che creano solo confusione e frustrazione. Inoltre sarebbe auspicabile incrementare i fondi stanziati per l’innovazione tecnologica a supporto di lavoro ed istruzione, per i corsi di aggiornamento e preparazione di docenti, studenti e lavoratori, per la ristrutturazione degli edifici scolastici ed il materiale necessario all’attività didattica, per la tutela della salute e la sicurezza di studenti e lavoratori, per l’inclusione ed il supporto dei soggetti più fragili, che lo siano fisicamente, psichicamente o socialmente.

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